Violenza contro gli operatori sanitari, il fenomeno analizzato nel convegno a Tolfa • Terzo Binario News

Violenza contro gli operatori sanitari, il fenomeno analizzato nel convegno a Tolfa

Giu 10, 2023 | Comune, Sanità, Tolfa

Ben 4.181 casi nel triennio 2019/21, in Italia: un dato solo che già basterebbe a far capire la gravità del fenomeno della violenza subita dagli operatori sanitari. Ed è questo soltanto uno dei numeri e delle percentuali che sono state presentate illustrate a Tolfa, al teatro Claudio, nel convegno “La violenza crescente contro gli operatori sanitari” dai rappresentanti della sanità che sedevano al tavolo dei relatori.

Ovvero la dottoressa Cristina Patrizi, Segretario Generale OMCEO di Roma; il dottor Marco Benedetti, Direttore Uosd Week Surgery Asl Roma 4 e componente della Direzione Nazionale Anaao Assomed; il dottor Massimo Finzi, medico e Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma; il dottor Carlo Turci Direttore del Dipartimento Aziendale delle Professioni Sanitarie e Sociali e l’avvocato Antonella Tagliani, del Foro di Civitavecchia e Patrocinante in Cassazione.

A moderare l’incontro l’assessora alla cultura Tomasa Pala, che ne ha curato il coordinamento insieme al dottor Maurizio Antonio De Pascalis, e alla locale sezione Fidapa. Il convegno che ha avuto il patrocinio della Regione Lazio, dell’Ordine provinciale dei medici di Roma, della Asl Rm4, dei Comuni di Tolfa ed Allumiere, rappresentati dai rispettivi sindaci Stefania Bentivoglio e Luigi Landi che hanno portato entrambi i saluti istituzionali.

Il primo a prender la parola è stato il dottor De Pascalis, raccontando la sua esperienza di giovane medico alla Garbatella e poi elencando tutti gli ospedali romani chiusi negli ultimi anni.

Ciascuno dei relatori ha poi parlato del fenomeno, analizzandolo da vari punti di vista. Sono stati ricordati i casi che sono stati sulle cronache nazionali, culminati addirittura con l’omicidio. Ma le violenze, fisiche e pure verbali, sono ormai una costante a cui gli operatori sanitari stanno tendendo ad assuefarsi, quasi che fosse una componente inevitabile del proprio lavoro. E poi, è stato detto, il più delle volte non denunciano gli episodi per una generalizzata sfiducia verso la giustizia italiana. E ciò signifca che i dati di cui si dispone attualmente sono incompleti, parziali. Dai vari interventi – supportati da grafici, statistiche e numeri mostrati attraverso varie slide – è emerso che a subire la violenza sono per il 51 per cento dei casi le donne, che i luoghi più a rischio sono i pronto soccorso o le strutture psichiatriche.

Per quanto riguarda le cause che portano i pazienti, o i loro parenti o caregiver, a spazientirsi ed accanirsi contro il personale infermieristico, medico o sociosanitario, i principali sono i ritardi o la mancanza dell’assistenza, dovuta principalmente – e questo è un aspetto evidenziato da tutti i relatori – ai tagli e alle chiusure di strutture ospedaliere che la sanità pubblica italiana sta subendo anno dopo anno. Tutto ciò porta a carenze strutturali, organizzative e formative.

All’avvocato Tagliani, il compito di spiegare come il governo abbia pensato una nuova legge che configura lo specifico reato di violenza contro gli operatori sanitari, nel 2020 e poi con ulteriori adeguamenti, nei mesi scorsi, ha disposto l’inasprimento delle pene. Il governo ha anche creato un ossservatorio apposito, che non solo monitora la situazione in tutta Italia ma individua possibili interventi per diminuire l’incidenza del fenomeno, anche con appositi corsi preparatori per il personale così che sappia come affrontare situazioni critiche. Anche perchè se è vero che il rischio di finire in galera per aver aggredito l’infermiere al pronto soccorso può essere un deterrente, il vero argine alla violenza contro chi sta in prima fila è migliorare i livelli assistenziali della sanità pubblica, così da ridurre drasticamente momenti di disagio ed esasperazione dovuti spesso a lunghe liste d’attesa o pazienti parcheggiati nei corridoi. Il che si traduce con nuove assunzioni per ridurre i carichi di lavoro e dare risposte adeguate alla domanda.

E’ stato anche ricordato che per sensibilizzare la popolazione al problema è stata indetta il 12 marzo (decreto del Ministro della Salute del 27 gennaio 2022), la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Ed è stata avviata anche una campagna, sopra uno dei claim.

Verso la fine del convegno il dottor De Pascalis ha voluto sapere dal pubblico – in sala erano quasi tutti operatori sanitari – quanti avessero avuto esperienze di violenza, fisica o verbale. E naturalmente c’è stato chi ha avuto da raccontare diversi episodi.