Vedi Napoli e poi vivi • Terzo Binario News

Vedi Napoli e poi vivi

Set 19, 2013 | Valerio Dieni

Per aspera ad astra. È la locuzione con cui i latini esprimevano quanto fosse arduo il cammino che conduceva al firmamento. Letteralmente “alle stelle, attraverso le avversità”. La vita, l’amore, lo sport, tutto ruota intorno a questo principio: alla grandezza – alla grandezza vera, storica – si giunge attraverso le difficoltà, attraverso il sacrificio. Perché poi, arrivati in cima, la soddisfazione è più grande. La gioia sprigionata dall’urlo che ti esplode in gola è direttamente proporzionale al dolore sofferto per poter urlare. Ecco, questo è il Napoli. Questa è Napoli.

Sono passati appena nove anni dal fallimento, sette anni dalla C1. Già, la C1. La verità è che ci siamo abituati così velocemente a vederlo in alto, che spesso ci dimentichiamo da quanto in basso sia partito. Anzi ripartito. Perché prima dell’ascesa, c’è stata la discesa. È una giostra, questo Napoli, una ruota panoramica: c’è fila, devi aspettare, paghi il biglietto e parti da terra; poi lentamente ti porta fra le stelle e quasi non te ne sei accorto. Nell’attesa sbuffi, soffri, ma non demordi. La vista, dall’alto della ruota, è meravigliosa.

Il Napoli vive di sé. L’azzurro della maglia ha retto il sudore di tanti campioni. Persino quello del campione più grande, quello che non si rimpiazza, quello che ha inciso il suo numero dieci nella storia, nella memoria e nelle lacrime di ogni uomo, donna, bambino che l’abbia visto giocare. Eppure, anche dopo Diego, il Napoli è andato avanti. Ho sempre creduto, e credo tuttora, che lo spirito di una squadra rifletta quello della sua città e dei tifosi che la sostengono. Come puoi non esserne sicuro, quando vedi il Napoli giocare al San Paolo? Non solo in Champions, non solo contro il Borussia Dortmund. Sarebbe troppo facile e tutte queste parole sarebbero aria, ammesso che non lo siano in ogni caso. Il San Paolo era pieno anche sette anni fa. Il San Paolo era pieno anche in C1.

La squadra, lo stadio, il tifo: tutto trasmette allo spettatore una voglia di rivalsa nei confronti del mondo. Ed è per questo che gli avversari restano incantati, ipnotizzati, scossi. Può trattarsi dell’ultima in classifica fra le rappresentative locali, come dei vice campioni d’Europa. Il Napoli fa quest’effetto perché Napoli fa quest’effetto. Ho messo piede in quella città per la prima volta a diciassette anni, con le orecchie impregnate del solito ritornello appreso in vacanza dagli amici, vedi Napoli e poi muori. Non mi andava giù, però. Perché, continuavo a ripetermi, l’ultima cosa che vorresti fare, dopo aver vissuto quella città, è morire. Napoli trasuda vita, trasmette vita, che tu sia un turista, un tifoso, un calciatore.

Si vive, nonostante tutto. Questo è il messaggio del Napoli e di Napoli. Nonostante Diego, nonostante Cavani, nonostante il sorteggio, nonostante tutto, appunto, Napoli resta un gioiello. Come la punizione di Insigne.