UNICEF: in Sud Sudan 900.000 persone – metà delle quali bambini – sono già state costrette a lasciare le proprie case • Terzo Binario News

UNICEF: in Sud Sudan 900.000 persone – metà delle quali bambini – sono già state costrette a lasciare le proprie case

Mar 5, 2014 | Mondo

unicef_logoA causa degli ultimi combattimenti in Sud Sudan decine di migliaia di persone sono ulteriormente sfollate. L’UNICEF ha ricordato che l’emergenza nella nazione più giovane del mondo rischia di diventare irrefrenabile. Circa 900.000 persone – metà delle quali sono bambini – sono già state costrette a lasciare le proprie case in Sud Sudan. “Stiamo lavorando per prevenire un disastro,” ha detto Ted Chaiban, Direttore UNICEF dei programmi d’emergenza, “le persone continuano a lasciare le proprie case ed affrontare feroci combattimenti e violenze terribili.

Il sogno del Sud Sudan rischia di diventare un incubo per i bambini del paese”. Nonostante la firma di un accordo di cessate il fuoco alla fine di gennaio, i combattimenti tra il Governo e le forze di opposizione sono aumentati durante la scorsa settimana. Dopo i duri scontri e i ritrovamenti di morti nelle chiese e negli ospedali nel nord della città di Malakal a febbraio, ora i combattimenti sono arrivati nello stato dell’Upper Nile. Adesso si teme per la situazione di 30.000 o più civili a rischio sfollamento.

“Sono già centinaia di migliaia le donne, i bambini e gli uomini che hanno accesso limitato ad acqua pulita sicura, ai servizi igienico sanitari, alla nutrizione e ai rifugi,” ha dichiarato Chaiban dell’UNICEF. “In queste condizioni, i bambini sono più vulnerabili ad epidemie di malattie e ad una grave insicurezza alimentare”. Le continue violenze in Sud Sudan hanno distrutto i mezzi di sostentamenti; il bestiame è andato disperso; le case sono state saccheggiate e i mercati distrutti. 3,7 milioni di persone sono a rischio di grave insicurezza alimentare, di contrarre epidemie e di malnutrizione acuta. Ci sono diffuse segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani, con effetti particolarmente devastanti sui bambini.

Negli ultimi due mesi, bambini e bambine sono stati uccisi, mutilati, hanno subito violenze, perso i genitori, reclutati in gruppi armati o sono rimasti senza casa. “Gli operatori dell’UNICEF hanno vissuto in prima persona l’escalation delle atrocità” – ha detto Chaiban – “non ci sono scuse o giustificazioni per queste violenze. I bambini e i civili dovrebbero essere protetti dalle leggi internazionali; mentre le violenze continuano, cresce anche la nostra indignazione”. “Il dialogo politico è l’unica soluzione possibile”, ha aggiunto Chaiban. “Stanno arrivando le piogge, è una corsa contro il tempo. I combattimenti devono finire, il supporto finanziario alla risposta deve essere accelerato in modo che le agenzie umanitarie, compreso l’UNICEF, possano raggiungere i bambini in difficoltà, preposizionando scorte e rafforzando gli aiuti prima delle piogge.”

L’UNICEF sta approfittando di un periodo di relativa stabilità per raggiungere gli sfollati in differenti parti del paese con acqua fresca e servizi igienico sanitari. L’UNICEF e i suoi partner stanno rintracciando i bambini che sono stati separati dalle proprie famiglie, provvedendo a fornire loro supporto psicosociale. L’UNICEF sta distribuendo aiuti dove sono concentrate gruppi di famiglie sfollate.