Un anno fa il terremoto di Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto • Terzo Binario News

Un anno fa il terremoto di Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto

Ago 24, 2017 | Cronaca, Dal Web

di Francesco Scialacqua

Francesco Scialacqua editore di TerzoBinario.it

E’ passato esattamente un anno dalla terribile notte del 24 agosto.

Una notte che ancora ricordo per la sua drammaticità, vissuta minuto per minuto fin dai primi istanti, alle 3:36.

Con la mia compagna Silvia rientravamo da 10 giorni di vacanza, eravamo in viaggio verso la nostra Viterbo. Proprio alle 3:40 i nostri telefoni iniziano a vibrare. Ricordo esattamente il punto in cui eravamo, A2 a pochi km da Cosenza. Silvia controlla, erano i nostri amici che ci chiedevano se anche noi eravamo scesi in strada per aver sentito il terremoto.

Un giro di social e Silvia si accorge che a Ladispoli e Cerveteri tutti erano allertati per una scossa di terremoto, a Roma idem. Mezza Italia sveglia per la terribile scossa.

Usciamo alla prima area di servizio, nessuna informazione ufficiale. Battiamo la notizia perché era evidente che era avvenuto qualcosa di catastrofico avvertito in un’area incredibile. Nessun dato ancora dall’INGV. Appena pubblicata la notizia il sito è andato offline per sovraccarico, troppe le persone alla ricerca di informazioni, che probabilmente nessun altro sito web aveva ancora dato, nemmeno l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, intento probabilmente nell’elaborazione dei dati dalla rete di sismografi.

C’è voluta un’ora prima di poter aggiornare le notizia con le prime informazioni che giungevano. Ripartimmo intorno alle 4:30. Ricordo tutte le chiamate dei sindaci trasmesse alla radio nel mentre che cercavamo di capire quali effetti potevano esserci stati nelle nostre zone.

Oltre 300 le vittime di una distruzione che ha colpito spietata. La natura è anche cinica ed inesorabile.

Ho impiegato quasi un anno prima di trovare la giusta condizione per andare a visitare i luoghi colpiti, da Norcia fino alla zona del reatino di Accumoli ed Amatrice. Solo facendo un giro completo del “cratere” ci si può rendere conto della vastità dei danni e della zona interessata dalla sequenza sismica.

Zone deserte che impiegheranno decenni per ritornare ad essere comunità. Spesso in tv e sulla rete si leggono cose senza senso, che lamentano la mancata ricostruzione o comunque l’abbandono dello Stato. Solo visitando quelle zone ci si può rendere conto che non si può in un anno ricostruire ciò che l’uomo ha creato in decenni, con il rischio poi di farlo male. Sicuramente va fatto di più soprattutto per ristabilire la viabilità. Interventi veloci perché alcune città non sono più raggiungibili e se resteranno accessibili solo agli addetti ai lavori moriranno.

Questa estate ho visitato un’altra zona d’Italia devastata da un terremoto, la Sicilia sud orientale. Una terra che deve alla bellissima ricostruzione il frutto di un volano economico basato sul turismo. Era il 1693 quanto due terremoti terribili colpirono Catania e la Val di Noto radendola praticamente al suolo. La ricostruzione in stile Barocco ha ridato, a distanza di secoli, un’economia ed un’opportunità in più in una zona arida ed a tratti poco ospitale.

Mi chiedo quindi se un paese moderno possa pensare di ricostruire con la testa ciò che la natura ha distrutto. Innanzitutto pensando a come evitare che la prossima volta (la natura ha tempi lunghi ma è inesorabile) possa verificarsi una tale distruzione e secondo a come ridare un valore a quelle terre. L’economia ed il rilancio di quel territorio viene quasi prima di un tetto. Senza un motivo, oltre quello affettivo, per tornare quella ferita inferta in quel territorio sarà comunque mortale.