Tutto inizia nell’estate 2010. L’istituto chiude a causa di alcune relazioni redatte da Romana Ambiente in cui si denunciava la presenza di amianto e in cui si ufficializzava la non sicurezza del plesso anche per altre mancanze gravi. Si opta quindi per la demolizione. Nel 2011 Roma Capitale emette un bando per la ricostruzione con un budget di circa 2,5 milioni di euro. Per più di un anno, calma piatta. Le rovine del plesso restano abbandonate a se stesse, occupate da senza tetto, fino a quando nel settembre del 2010, un incendio distrugge definitivamente quanto restava della scuola materna, lasciando niente più che macerie cancerogene.
All’epoca fu l’assessore ai Lavori Pubblici, Amerigo Olive, a rassicurare tutti, negando la presenza d’amianto e rendendo pubblici i risultati delle analisi effettuate dal laboratorio di Igiene Industriale – Centro Regionale Amianto della Asl di Viterbo. Il nodo però è proprio questo. La procedura d’emergenza aveva autorizzato i vigili del fuoco ad effettuare un campionamento limitato ad un solo prelevamento, quando i protocolli ne impongono invece molti di più, a diverse profondità e in vari punti della zona interessata, come quelli successivamente messi in atto dalla Pegaso. “I materiali – come scritto nel fascicolo e riportato dall’articolo su Il Tempo – presentano fibre di amianto di tipo crisotilo”. L’amianto crisotilo è una sostanza altamente cancerogena, causa del mesotelioma pleurico, tumore con latenza temporale di circa 10 anni e decorso letale di 24 mesi. L’allarme è stato lanciato e si attendono ulteriori sviluppi.