Un panorama criminale composito è quello che appare nel Lazio, dove è registrata sia la presenza delle tradizionali matrici mafiosi, sia quella di formazioni criminali locali, “ad alcune delle quali è stato anche riconosciuto il requisito della mafiosità”. Questo è quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia.
Il quadro
Traffico e lo spaccio di stupefacenti, estorsioni, usura. Questi i principali interessi delle formazioni criminali. Però, specialmente nelle aree della Regione “economicamente più vivaci”, le organizzazioni mafiose “sono prevalentemente orientate verso operazioni di riciclaggio sempre più complesse e sofisticate. La criminalità organizzata, infatti, tende ad affinare le proprie capacità di reinvestimento dei proventi illeciti (evasione ed elusione fiscale) grazie
anche agli stretti rapporti di collaborazione con professionisti e imprenditori compiacenti”. Peraltro, un campanello d’allarme sui possibili tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata “nei canali dell’economia legale è costituito dal sensibile incremento dei profili di anomalia riscontrati nelle movimentazioni e nelle transazioni finanziarie; in linea con questa tendenza,
il Lazio nel primo semestre del 2022 ha fatto registrare oltre 600 segnalazioni di operazioni”.

Attenzione al Pnrr
La prevenzione da parte dell’Antimafia punta a evitare che i clan mafiosi possano attingere ai fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Vittorio Rizzi, Vicecapo della Polizia-Direttore Centrale della Polizia Criminale, spiega che l’obiettivo “è di anticipare la minaccia”. E ciò è possibile metterlo in atto anche in ambito di cooperazione internazionale sfruttando, a tal proposito, “i dati di intelligence che precedono l’avvio delle indagini giudiziarie”. In più, nell’indicare i principali indicatori di rischio, viene posta l’attenzione verso il recente incremento delle “variazioni societarie, soprattutto nel settore immobiliare, che sono aumentate del 47 per cento”. Più precisamente: “Nella maggior parte dei casi, dietro il turn over di amministratori, nel trasferimento di quote o nel cambio
di assetti societari, si celava l’infiltrazione di organizzazioni mafiose”.
La criminalità albanese
La criminalità albanese, riporta la relazione, “si presenta come l’organizzazione più ramificata nel territorio nazionale con proiezioni transnazionali e una struttura fondata su solidi vincoli familiari, riti di affiliazione e codici consuetudinari tali da creare non poche similitudini con i modelli delle ‘ndrine calabresi”. In più, “la possibilità di reperire a prezzi anche concorrenziali sostanze stupefacenti nel vicino Paese d’origine rende queste formazioni criminali in grado di contrattare “alla pari” con le organizzazioni più strutturate e di porsi
come qualificato punto di riferimento per la fornitura di ingenti quantitativi da destinare alle piazze di spaccio italiane”.
A Roma, “fra i principali quartieri interessati da questi gruppi a componente albanese (esclusiva o mista) figurano Ponte Milvio, Primavalle, San Basilio,
Acilia/Ostiense, Nuovo Salario, Prenestino e i Castelli Romani.
Mafia a Roma e nel Lazio
“Relativamente alla presenza a Roma di altri sodalizi di matrice ‘ndranghetista, si conferma l’operatività delle ‘ndrine TEGANO, LABATE e DE STEFANO attive in diversi quartieri del Capoluogo calabrese, NIRTA, STRANGIO, PELLE-VOTTARI e PIZZATA di San Luca (RC), PESCE e BELLOCCO di Rosarno (RC), MARANDO di Platì (RC), GALLICO di Palmi (RC), MOLÈ e PIROMALLI di Gioia Tauro (RC), BRUZZONITI di Africo (RC), MAMMOLITI di Oppido Mamertina (RC), CATALDO di Locri (RC), oltre alle già menzionate ‘ndrine ALVARO-CARZO di Sinopoli”. Non solo: “Nella zona di Roma Nord è stata accertata la presenza anche di appartenenti e/o contigui alla ‘ndrina MORABITO di Africo Nuovo (RC) ed, in particolare, nei Comuni di Morlupo, Rignano Flaminio, Riano, Castelnuovo di Porto e Capena”.
Per quanto concerne il fronte camorristico, “la vicinanza geografica e la possibilità d’infiltrare il tessuto sociale ed economico della Capitale hanno nel tempo attirato anche le compagini campane. Fra queste spiccano gli interessi del clan SENESE, soprattutto nelle zone Tuscolana, Cinecittà,
Centocelle, Quadraro e Primavalle, nonché in alcune aree del centro storico. L’originaria matrice camorristica del sodalizio, abbinata alla consolidata struttura organizzativa mutuata dalle compagini autoctone, rappresenta una delle più chiare espressioni della fusione e del punto di equilibrio raggiunto nel territorio laziale con i modelli criminali tipici dei territori di origine. Diffusi anche gli affari del clan MOCCIA nella Regione e, in particolare a Roma”.
I clan di camorra, tra l’altro, “esercitano la propria influenza in alcuni quartieri della Capitale non soltanto tramite esponenti legati in maniera diretta alle formazioni criminali dei territori di provenienza ma anche in contesti svincolati dall’originaria matrice campana. In quest’ultimo ambito, si inquadrerebbe il gruppo conosciuto come i “napoletani di Acilia” che, approfittando dell’indebolimento dei clan FASCIANI e SPADA colpiti dall’intensa attività di contrasto, mirerebbe ad ampliare la propria sfera d’influenza nel territorio a ridosso del litorale di Ostia“.
I gruppi nigeriani e centroafricani
I gruppi criminali nigeriani e centroafricani “risultano dediti prevalentemente al
traffico di sostanze stupefacenti approvvigionate tramite una rete distributiva anche di livello transnazionale. I collaudati canali sfruttati per altre attività illecite, quali ad esempio, il traffico d’armi, sono divenuti nel tempo sicure direttrici per l’approvvigionamento della droga”.
I gruppi della criminalità nigeriana, presenti anche nel Lazio, sono poi dediti “a reati di immigrazione clandestina, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, truffe informatiche e riciclaggio, realizzato anche con il ricorso alle criptovalute, dimostrando una marcata abilità ad operare a livello internazionale”.
Criminalità cinese
La criminalità cinese, secondo la relazione della Dia, “continua a mantenere elevata la sua capacità di protezione da possibili ingerenze esterne fondata essenzialmente sulla spiccata capacità di intimidazione e sul rigoroso rispetto di regole di omertà, divenute ormai parte integrante della subcultura criminale diffusa anche in questi ambienti malavitosi. Fra i reati tipici di questa matrice orientale si evidenziano la contraffazione, la falsificazione documentale, lo sfruttamento della prostituzione, le estorsioni, l’usura e le rapine commesse in danno di connazionali, le scommesse clandestine, lo spaccio
di cannabis e di metanfetamine (“shaboo”), il riciclaggio, il trasferimento
fraudolento di valori con numerose operazioni frazionate o “sotto soglia” al fine di aggirare le stringenti normative in materia di antiriciclaggio e altri reati tributari”.
c.b.