“La Regione Lazio ha approvato la sanatoria per gli inquilini delle case popolari.
E’ la conclusione di un negoziato lungo e complicato, che in queste settimane ha tenuto ininterrottamente impegnate le rappresentanze degli inquilini, la giunta e alcuni consiglieri regionali. Il risultato è ambiguo e contestabile, come sempre avviene nelle trattative in cui il fronte sindacale si presenta diviso e scoordinato”. Così Fabrizio Ragucci, segretario romano dell’Unione Inquilini.
“In due parole, era doveroso riconoscere il diritto a conservare un tetto sulla testa a chi, negli anni, non aveva potuto ottenerne uno regolarmente a causa del blocco totale del sistema di assegnazione. Un solo dato dice più di qualsiasi trattazione: tra il 2008 e il 2012, a Roma non era possibile neanche chiedere una casa popolare (quindi ancor meno ottenere una), poiché non esistevano bandi aperti a cui partecipare”.
“In coerenza con ciò, la nostra linea è stata chiara: chiedere maggiori tutele per gli inquilini a basso reddito. Non per punire chi ha comunque un reddito limitato, seppur superiore a una soglia di povertà in senso stretto, ma per adempiere a un elementare, inderogabile principio: “da ciascuno secondo le sue possibilità””.
“La sanatoria presenta due grossi difetti:
1) di fatto esclude chi ha occupato l’alloggio dopo il maggio 2014;
2) pone a carico dei “sanabili” il pagamento di una indennità fissa di 200 euro, unitaria per tutti al di la del reddito.
In sostanza, il risultato credo che sarà inadeguato, come ieri dicevamo “iniquo e sbagliato”.
Per sintesi, si può sostenere che “anche grazie all’Unione Inquilini, si sono limitati i danni”. Abbiamo cercato di “salvare” il maggior numero di aventi diritto: senza il nostro intervento, credo che molti di questi oggi sarebbero drammaticamente esclusi dai benefici della nuova norma. A loro rivolgo un invito: contattate l’Unione Inquilini e le sue sedi locali, per chiedere informazioni ed aiuto sulla sanatoria.”
“Bilancio: abbiamo messo un punto, anche se insufficiente, al problema del disagio abitativo accumulato in passato. Ora la sfida, enorme e difficilissima, è quella di evitare che in futuro possa ripresentarsi lo stesso problema con le stesse proporzioni.
Servono nuovi alloggi adeguati al fabbisogno e finanziamenti certi per la gestione dell’edilizia popolare”.
“Questa deve essere la colonna portante delle future politiche abitative, attraverso ovviamente il riuso, al massimo delle sue capacità, del patrimonio pubblico inutilizzato.
Senza, tra dieci anni ci troveremo al punto di partenza”.