Riflessione pasquale di Giorgio Lauria • Terzo Binario News

Riflessione pasquale di Giorgio Lauria

Apr 3, 2021 | Ladispoli, Religioni

“La morte di croce del venerdì e l’evento della Resurrezione della domenica di Pasqua del Gesù umano, costituiscono le fondamenta della fede dei cristiani, l’essenziale per vivere in mezzo agli altri uomini.

I cristiani sanno bene che la fede o la fiducia in un Dio che si fa uomo per farsi conoscere meglio dagli uomini non si impone, ma suggerisce all’uomo di cercarlo nella libertà per imparare ad amare come Gesù ha amato e per raccontare agli altri uomini che anche dal fallimento dell’amore – quello forte, largo e gratuito, fino ad amare i nemici – esiste la viva speranza di una vita oltre la morte.

La Resurrezione, infatti, stabilisce una volta per tutte nella storia degli uomini che l’amore vince sulla morte, perché quella narrazione di Gesù fedele all’essenza di Dio – cioè che Dio è Amore – spinge il Padre a rispondere al Figlio con una risposta di amore e di salvezza: una vita oltre la morte per il Figlio e, per effetto, testimonianza di salvezza per tutti gli uomini, nessuno escluso.

Questo è il Dio dei cristiani raccontato da Gesù, il Dio al quale molti non riescono a credere: il Dio che non interviene il venerdì, quando si registra la non risposta al male, all’odio e all’onnipotenza dell’uomo (anche religioso), con le logiche del male, dell’odio e dell’onnipotenza di Dio, fino a far pensare ad un fallimento dell’amore!; il Dio che interviene la domenica, quando si registra la risposta del Dio-Amore al servo che vive per amore, fino a dar la vita per amore: dal fallimento alla vittoria dell’amore!

Facciamo fatica a credere anche oggi all’amore e quelli che dicono di credere o aver fede, sovente, mostrano le stesse incredulità e gridano l’assenza di Dio; credono forse alle ritualità, ai dogmi, al cristianesimo come istanza etica o culturale ma fanno fatica a credere ed a vivere radicalmente l’amore gratuito, quello che sa perdonare tutto, che mostra fedeltà nonostante le infedeltà dell’altro; ma, soprattutto, i cristiani di oggi fanno fatica a credere nella Resurrezione e, quindi a mostrare visi da salvati, viva speranza che oltre la vita che ci viene concessa in questo tempo terreno potranno continuare a vivere in un tempo senza un termine.

Difficile vivere l’Amore che il Gesù umano ha vissuto e raccontato fino al venerdì, ancora più difficile credere nella domenica che suggerisce che l’amore vince la morte e spiana il sentiero della vita oltre questa vita! Chi cerca di credere in questo Dio non onnipotente, ma onni-amante (secondo la bella espressione di Paul Ricoeur) può solo sperare che l’immagine dell’uomo che sta al servizio degli altri per amore e rinuncia ad ogni potere, sia un immagine che ancora oggi possa essere eloquente.

Un immagine che possa suscitare senso e ragione per vivere! Si, al cristiano basta annunciare e vivere l’amore con il quale Gesù ha spiegato Dio, un amore da vivere assiduamente con gli uomini e le donne che incontra nel sentiero della vita. Solo amando in maniera gratuita, incondizionata, senza alcuna pretesa che l’amore che riesce a dare possa suscitare interesse nell’altro, allora, forse potrà anche narrare la speranza che l’amore potrà essere vissuto, finalmente in pienezza, nel tempo oltre questa vita. Il cristiano è colui che crede nell’AMORE E NELLA VITA OLTRE QUESTA VITA. Ed e’ colui che NON SOLO MOSTRA SEMPRE UNO SGUARDO DI GRANDE GENEROSITA’ NEI CONFRONTI DEL PENSIERO DELL’ALTRO MA DI FRONTE AI FALLIMENTI DELL’UOMO, ANCHE DEI FALLIMENTI DELL’AMORE GRATUITO E’ CAPACE DI PAZIENTARE E DI DIRE CON MAGGIORE CORAGGIO CHE L’AMORE PUO’ COSTITUIRE UNA RAGIONE PER VIVERE, FINO A SPERARE CHE E’ L’AMORE STESSO, QUELLO VISSUTO CONCRETAMENTE, CHE CI PORTA A SPERARE UNA VITA OLTRE QUESTO TEMPO.

La festa dell’amore e della vita oltre questa vita, potrebbe impegnarci, in libertà, a pensare meglio e di più nel tempo della pandemia che non ha risparmiato nessuna regione del mondo: pensare che nessuno è al riparo della sofferenza, che nessuno si salva da solo, che la direzione è quella di una civiltà della comunità o del comune sentire per tutti, che il simbolo della croce non è simbolo “religioso” da esibire come proposta culturale che divide ma, diversamente, che la croce è simbolo di universalità che abbraccia tutti all’interno del perimetro del Vangelo. La Pasqua è per tutti e, nella libertà, ancora oggi racconta l’amore gratuito e la vita oltre questo tempo! Buona Pasqua”.

Giorgio Lauria