Un raddrizzatore di corrente è un dispositivo che muta la corrente alternata in continua e si utilizza in molteplici tipi di circuito elettrico. Costituito da un semiconduttore, viene spesso definito anche con il sostantivo di ‘ponte’ per via della sua origine, alla fine dell’800, derivante dal Ponte di Graetz (Albert Graetz era un fisico tedesco) dove erano presenti 4 diodi.
A seconda dei materiali e delle destinazioni d’uso, i ponti raddrizzatori di corrente possono essere di diversa tipologia e diventa così prioritario ricercarli dai rivenditori specializzati che non solo possano fornire al cliente un’ampia varietà di prodotti, unita alla qualità, ma anche specifiche tecniche puntuali al fine di orientarlo verso quello più adatto.
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Caratteristiche di base di un raddrizzatore di corrente
Una corrente elettrica che passa per un raddrizzatore, dunque, avrà la medesima polarità sia in entrata che in uscita, ma muterà in corrente continua. I diodi presenti nei quali avviene tale passaggio sono un minimo di 4, tuttavia possono aumentare a seconda delle specifiche esigenze. A seconda del modello, poi, si distinguono i raddrizzatori che eliminano una singola semionda in un solo verso e quelli a doppia semionda che la ‘rovesciano’, letteralmente, agendo in una doppia fase rendendola negativa. In ciascuno dei due casi, il risultato finale sarà una tensione costante e pulsante.
L’utilizzo più frequente per la trasformazione della corrente alternata in continua avviene nei circuiti elettronici degli elettrodomestici, oppure in altri circuiti che necessitino di avere tali caratteristiche. Grazie alle dimensioni che possono andare dai 3 ai 5 millimetri e alle diverse tipologie di raddrizzatore, questi elementi sempre più evoluti dal punto di vista tecnologico possono avere una versatilità importante per essere inseriti sempre dove serve senza difficoltà.
Peculiarità di un raddrizzatore di corrente
I raddrizzatori di corrente si distinguono anche in monofase, trifase e full bridge: in ciascun caso, la potenza in uscita sarà differente e in grado di supportare un semplice interruttore o un sistema più complesso. Il tipo di montaggio è un altro elemento fondamentale che può fare la differenza e ve ne sono a pannello, quindi su superficie piana, superficiali, per lavori rapidi, con filettatura come se si trattasse di una vite, su circuito stampato e persino mediante foro.
Le giunzioni sono spesso realizzate in materiale come il silicio, che può cagionare cadute di tensione pari al massimo a 0,7 Volt; in caso si renda necessaria una maggiore stabilità, invece, si può usare un raddrizzatore di tipo Schottly, che non supera gli 0,45. In ogni caso, oltre al silicio cosiddetto ‘drogato’, ovvero trattato per divenire un miglior conduttore, si impiegano spesso anche altri materiali quali cromo, tungsteno o platino per ottimizzare il passaggio della corrente tra l’anodo e il catodo.
Quando si acquistano online dei raddrizzatori di corrente occorre sempre verificare una serie di parametri indicati dal costruttore: ad esempio, le temperature minima e massima supportate dal dispositivo perché possano essere sempre efficienti in ogni condizione. La temperatura più bassa supportata da un raddrizzatore a ponte può essere pari persino a – 65 gradi Centigradi, mentre quella più alta assestarsi sui + 175 gradi, magari in ambiti quali fonderie e acciaierie.
Va anche controllato il numero di PIN disponibili, che arrivano a oltre 15, la corrente di picco supportata, nonché la tensione totale che è possibile applicare. Infine, va verificata sempre anche la presenza di certificazione RoHS che limita o elimina la presenza di determinati materiali potenzialmente dannosi come alcuni ftalati, il piombo, il cadmio e il mercurio.