Sabato scorso la locale Università Agraria (U.A.C.), ha acquistato una pagina di un giornale locale (che allego) per presentare una rilettura personale e di parte della vicenda Usi Civici che da 6 anni si è abbattuta come una scure su 5000 famiglie civitavecchiesi.
La storia, tra omissioni, false interpretazioni e dichiarazioni di scopo, si conclude con l’invito a tutte le forze politiche presenti in Consilio regionale a votare, quanto prima, la proposta di legge 157 del 2019 in quanto la sclassificazione sarebbe, secondo la UAC, l’unico strumento atto a risolvere la questione dei presunti Usi Civici di Civitavecchia.
Ancora una volta l’ente gestore locale dei demani collettivi manifesta la sua pochezza istituzionale ed interessi di parte perché vorrebbe applicare lo strumento della sclassificazione su terreni che non hanno il requisito fondamentale ossia la certezza del gravame. Ed infatti molte sono le perizie e le relazioni (CTU delle cause 66/2019 e 43/2020, relazione dell’avv. Petronio consulente regionale, ecc. ) che ne hanno accertato l’inesistenza su gran parte delle aree in questione.
Ancora una volta U.A.C. dichiara di essere dalla parte dei cittadini, ma opera per assicurarsi tornaconti alla propria organizzazione/lobby, come se si trattasse di una qualsiasi associazione privata e non di un’associazione agraria il cui fine ultimo dovrebbe essere quello di massimizzare e proteggere l’interesse della collettività attraverso la gestione dei demani collettivi.
Inoltre c’è un pericolo concreto che detta legge, al pari dell’art. 8 della legge 1/78, possa essere ritenuta incostituzionale , e far divenire nulli tutti gli atti che sene avvarranno con ulteriori complicazioni legali per i cittadini.
Vedersi dichiarare anticostituzionale un’altra legge regionale sarebbe difficile da giustificare agli elettori.
L’U.A.C. sostiene che la demanialità dei terreni deriva dalla sentenza 19/1990 ma non è così.
Nella determina regionale della Direzione Regionale Agricoltura n.AO7844 del 30 settembre 2013 viene dato atto che con la sentenza 19/1990 “veniva disposto che la Regione Lazio, competente a seguito del trasferimento delle competenze in materia di sui civici, giusto D.P.R. 616/1977, procedesse ad accertare i dati catastali delle terre in tali tenute”.
Nella sentenza, in particolare, viene precisato che tale compito viene demandato alla Regione Lazio ai sensi dell’art.28 della legge 1766/1927.
La Direzione regionale, approvando la proposta suddetta, rinuncerebbe al suo potere di intervenire direttamente nella individuazione dei terreni con una contestuale istruttoria storica giuridica, da parte di un proprio perito incaricato, che sola può garantire una corretta individuazione catastale delle terre.
Ancora una volta l’U.A.C. prevede una soluzione onerosa per i cittadini e l’ammissione da parte di questi dell’esistenza di un gravame inesistente quando basterebbe dare attuazione all’invito ufficiale che è giunto dal Commissario competente per una soluzione amministrativa, che si potrebbe concretizzare con l’azione regionale appena detta, e che non si è mai potuta finalizzare per l’assoluta indisponibilità dell’U.A.C..
La proposta di legge di cui in oggetto conferisce inoltre un ruolo alle Università Agrarie nella redazione dei Piani Regolatori urbanistici che, l’esperienza di Civitavecchia, dimostra essere devastante. Ai comuni inoltre, viene assegnata una competenza di controllo fittizia che di fatto non offrirebbe strumenti efficaci per un controllo vero e reale (ammesso che poi il Comune abbia le risorse e competenze umane per assolvere a questo compito).
Viene da chiedersi se l’esperienza di Civitavecchia non abbia insegnato nulla a quanti altri Enti gestori determinerebbero crisi in altre zone della Regione se la proposta di legge venisse adottata.
Appare inoltre alquanto strano che un’amministrazione di centrosinistra tenda delegare agli enti gestori competenze di tal genere. C’è invece la necessità che la Regione si riappropri del potere che le conferisce la legge per una serietà istituzionale che ponga in primis i diritti dei cittadini e la realtà storica giuridica del territorio.
Non si possono conferire poteri così forti a piccole associazioni impreparate ed esposte a forti pressioni locali in grado di farle deviare dai corretti principi della pubblica amministrazione. Non si può conferire potere a chi non ha neppure la sensibilità di rispettare le più elementari regole quali quelle della convocazione di regolari elezioni a fine mandato o del mantenimento di un CdA con numeri di componenti legalmente non valido a seguito delle dimissioni per dissenso e per protesta di alcuni componenti.
Moltissimi civitavecchiesi sono dovuti ricorrere alla via giudiziaria con procedimenti che si prospettano lunghi ed onerosi, soprattutto ora che l’U.A.C. ha eccepito, dopo 6 anni di dibattito, la competenza dell’organo giudicante.
Non si può conferire potere a chi ha trasformato l’Ente in un generatore di controversie legali, perdendo di vista gli scopi ed i fini per i quali le associazioni agrarie sono state create.
In conclusione auspichiamo che non venga accolta una proposta che, se applicata, tenderebbe ad aumentare la tensione sociale, incrementando a dismisura il potere di piccoli gruppi impreparati con il beneplacito della Regione che dovrebbe invece opporsi a situazioni potenzialmente molto pericolose”.
Vittorio Petrelli