Perché Stephen King c'entra fino a un certo punto con la paura dei clown • Terzo Binario News

clown ITdi Ginevra Amadio

Dagli Stati Uniti alla Germania, passando per il Tirolo e l’Austria; alla vigilia della notte delle streghe è sempre più allerta clown. Un’escalation di violenza firmata con cerone e trucco rosso, che ha avuto inizio la scorsa estate nella terra di quell’IT che ha terrorizzato milioni di lettori. E non è forse un caso che proprio nel trentesimo anniversario del romanzo horror di Stephen King si siano intensificati gli avvistamenti di inquietanti pagliacci pronti a dar vita a una guerra senza senso.

Con l’approssimarsi della festa di Halloween, le autorità americane ed europee hanno messo in guardia la popolazione, temendo un incontrollato dilagarsi del fenomeno d’emulazione. Nella notte del “trick or treat” non sarà facile distinguere un clown per gioco da uno votato allo scherzo più macabro. E mentre i giornali statunitensi dedicano grande attenzione agli attacchi, in Europa ci si prepara a fare i conti con un’inspiegabile mania che ha spinto persino il gigante dei fastfood McDonald’s a limitare le apparizioni del clown Ronald McDonald’s, mascotte della catena.

Anche Stephen King, padre del pagliaccio che – secondo credenza – ha contribuito a creare la paura collettiva, è sceso in campo per dire la sua sull’inquietante “clown histerya”, ribadendo come gran parte di questi personaggi siano, in realtà, fondamentalmente buoni, interessati solo a far ridere, o piangere, lo spettatore di ogni età.

Eppure da sempre la figura del clown è stata capace di racchiudere in sé un misto di dolcezza e di angoscia, con picchi di paura accompagnata da disagio. E, contrariamente alla credenza popolare, King e il suo IT non hanno fatto altro che contribuire a dare un nome a una fobia che da sempre affligge un certo numero di persone: la paura dei clown o, appunto, “coulrophobia”.

È comunque difficile stimare quanti siano davvero coloro che provano tale disagio. Secondo quanto riporta il Post «Nel 2008 l’Università di Sheffield, in Inghilterra, chiese a 250 bambini e ragazzi dai 4 ai 16 anni cosa pensassero dei clown: la maggior parte disse che non gli piacevano e addirittura ne erano spaventati. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la più importante classificazione delle malattie della psiche al mondo, la cui edizione attuale è più comunemente nota come DSM V, scrive che la paura dei clown nei bambini è compresa all’interno di una categoria più ampia, quella verso i personaggi mascherati, come le mascotte e le persone travestite da Topolino a Disneyland. Questo tipo di paura inizia quando i bambini hanno due anni, temono gli estranei e fanno fatica a separare la realtà dalla fantasia. Crescendo si smette di provarla, anche se pare che circa il 2 per cento degli adulti continui ad avere paura dei clown: è dovuta all’inquietudine di non capire le reali intenzioni ed emozioni sulle facce dei clown, coperte da maschere e trucco».

Una paura che ha origini antiche, risalenti addirittura all’inizio dell’Ottocento. È infatti questo il periodo in cui entriamo per la prima volta a contatto con la figura del clown così come la conosciamo oggi. Fu l’attore di teatro inglese Joseph Grimaldi a portare in scena il cerone bianco spalmato su tutto il viso e le guance colorate di rosso, così da poter imitare le facce degli ubriachi che nella Londra del tempo pullulavano di notte a ogni angolo di strada. Grimaldi indossava inoltre vestiti molto colorati, faceva acrobazie e camminava in maniera goffa secondo lo standard del clown che siamo abituati ad immaginare.

La vita dell’attore non fu però molto felice; figlio di un padre padrone, sposò una donna destinata a morire di parto e suo figlio – anche lui un clown – morì alcolizzato a 31 anni. I dolori fisici che gli procurarono gli infortuni occorsi nel corso dei suoi spettacoli, contribuirono a diffondere presso il pubblico l’idea di un pagliaccio malinconico, destinato a nascondere dietro un sorriso le lacrime amare che gli morivano in gola. Secondo Andrew McConnell Stott, autore di una biografia di Grimald intitolata The Pantomime Life of Joseph Grimaldi, l’idea che i clown facciano irrimediabilmente paura sarebbe in parte legata all’intervento di Charles Dickens, il quale curò il libro di memorie di Grimaldi e ne Il Circolo Pickwick si ispirò al di lui figlio per un personaggio, trasmettendo così il messaggio che sotto il trucco da clown si nasconda in realtà una persona problematica.

Un altro grande clown del XIX secolo, famoso per aver interpretato il personaggio di Pierrot, non fece altro che confermare questa teoria. Jean-Gaspard Deburau uccise infatti un ragazzo col suo bastone da passeggio, venendo poi scagionato. La sua vicenda rimase tuttavia irrimediabilmente legata all’idea del pagliaccio assassino, stigmatizzata peraltro nell’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, il cui protagonista è un clown che uccide la moglie colpevole di averlo tradito.

Accantonata per un po’ la sua aura spettrale, il pagliaccio godette poi di un periodo di relativa calma e fortuna durante il secondo conflitto mondiale e nel lungo dopoguerra, per essere poi nuovamente etichettato di inquietudine quando agli inizi degli anni Settanta John Wayne Gacy, che faceva da intrattenitore alle feste per bambini come Pogo clown, stuprò e uccise 33 ragazzi nella zona di Chicago; venne condannato alla pena di morte, giustiziato nel 1994 e quando fu arrestato dichiarò agli agenti: «Sapete… i clown possono farla franca».

Un vero e proprio Killer Clown in carne ed ossa, come quel pagliaccio pupazzo che in Poltergeist (1982) rapisce il ragazzino Robbie trascinandolo sotto il letto. Un anticipatore del Pennywise kingiano che, nascondendosi nelle fogne di una cittadina americana, assume forma di clown unicamente sulla base del bambino che ha davanti, potendo trasformarsi in altro a seconda delle sfaccettatura che il male riesce ad assumere.

I clown che terrorizzano mezzo mondo occidentale sono dunque copie inquietanti e violente di questi illustri antenati. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini-pagliaccio con l’obiettivo di spaventare i malcapitati per poi rapinarli o introdursi nelle loro case armati di coltello. Un fenomeno preoccupante che sarà bene arginare al più presto, anche e soprattutto in vista della notte di Halloween.

 

Pubblicato giovedì, 27 Ottobre 2016 @ 08:51:52     © RIPRODUZIONE RISERVATA