Riceviamo e pubblichiamo la replica dei legali della famiglia Ciontoli, avvocato Andrea Miroli e avvocato Pietro Messina – Non avremmo mai più voluto intervenire pubblicamente in merito alla vicenda della morte del povero Marco Vannini, ma le “esternazioni” dell’ineffabile Generale Garofano apparse sul Vs. giornale ci inducono a smentire ancora una volta la tesi che con ostinata pervicacia il consulente di parte (ma di quale “parte”, la parte civile o la parte “mediatica”, cioè “Quarto Grado”?) ha ritenuto di ammannire ai lettori, contribuendo ad alimentare l’odio dei soliti “imbecilli” che stazionano davanti alla tastiera dei pc, smartphone e tablet per vomitare sentenze di morte alla prima occasione utile.
Perché di questo si tratta, sostenere contro l’evidenza che l’omicidio di Marco sia il frutto di una autonoma e deliberata scelta di Antonio Ciontoli e non la conseguenza di un tragico e fatale errore umano, come tante volte sappiamo che può accadere, ed è accaduto, a chi è in possesso di un’arma ed incautamente la maneggia nella convinzione di averne il pieno controllo.
Non considera il Generale che lo stesso legale dei genitori è ormai su posizioni diverse, se è vero come è vero, che ha espresso la convinzione che “ormai i giudici abbiano tutti gli elementi per poter confermare l’ipotesi di reato”…quale reato? Ma quello che è contenuto nel capo di imputazione, quello sul quale si sta svolgendo da ben diciotto mesi un dibattimento, nel corso del quale nessuna ipotesi di “omicidio volontario” ha mai trovato ingresso e l’accusa, rappresentata dallo stesso Pubblico Ministero che ha diretto le indagini preliminari, sostiene, da parte sua, che la morte del Vannini è sopraggiunta per la mancata attivazione dei soccorsi da parte dei Ciontoli pur nella consapevolezza del rischio letale di tale comportamento.
Anche in questo caso, l’unico effetto concreto è stato quello di provocare una violenta reazione sui social laddove viene sovente invocata “una giustizia da strada” (cosi come già visto ogni volta che uno dei salotti televisivi tratta in maniera superficiale questioni processuali di enorme delicatezza).
Di questo si sta discutendo, non di altro, ma purtroppo il Generale Garofano, evidentemente ad uso e consumo dei giornalisti di “Quarto Grado” – vedi trasmissione dell’8 dicembre 2017 – continua ad alimentare le inconsulte reazioni di un pubblico male informato e condizionato dalle violente “requisitorie” che vengono recitate dai novelli savonarola televisivi, ben consapevoli degli effetti che la spettacolarizzazione mediatica di ogni processo può provocare: tutto per qualche punto di share televisivo in più…..puro cannibalismo!
A questo punto vorremmo (ma siamo scettici visti i precedenti) che calasse un doveroso riserbo sulle ultime fasi di questo processo in attesa di una sentenza che, come anche da noi auspicato, contribuisca a sciogliere una volta per tutte gli interrogativi che i genitori della vittima si sono posti certamente fuorviati dal dolore per l’immane tragedia””.
(Avv. Pietro Messina) (Avv. Andrea Miroli)