E’ passato davvero poco tempo da quando il mini sindaco di Ostia Tassone ha dichiarato apertamente: “Mi dimetto. Sono troppo forti le pressioni della criminalità”. Un gesto di arresa, certo, ma anche un gesto di denuncia verso la politica che come dichiarato dal Senatore Esposito, nominato commissario dei circoli Pd del Municipio X, “in questi anni si è seduta rinchiudendosi a Palazzo”.
Racket, soldi sporchi, attività illecite e infine amministratori locali che ammettono l’impossibilità di governare Ostia. E tutto a solo circa 25 km dal fulcro del Governo Italiano.
E non ci si può stupire se prima scoppia il caso Mafia Capitale, due mesi dopo una sentenza di primo grado riconosce l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per il capoclan Carmine Fasciani e poco dopo si passa alle dimissioni di Tassone.
Ostia centro mafioso, luogo dove il confine tra lecito e illecito è molto labile, dove un’operazione della GdF del marzo 2014 denominata “Operazione Tramonto” svela il business degli stabilimenti balneari, e poco dopo lo stesso Tassone con un decreto omnibus rinnova tutte le concessioni demaniali. Così si scopre che a Ostia uno degli stabilimenti più conosciuti, la Cayenne, è stato dato in concessione alle suore le quali, a loro volta lo hanno dato in concessione al genero dei fratelli Triassi. Proprio quei Triassi che la Procura ha definito essere uno dei clan di Ostia.
Ostia – Casal di principe, unite dallo stesso stampo mafioso: che sia questo il fil rouge che scorre lungo il litorale italiano?