Gentile redazione di Terzobinario, con questa lettera aperta voglio denunciare la cosa più brutta che potesse accadere nella mia Ladispoli da quando sono nato.
È giusto che la città si rinnovi e si adegui ai tempi d’oggi, ristrutturazioni di case, abbattimento di altre per ricostruirne nuove e belle, rifacimento di arterie stradali, e tante altre opere utili per movimentare economicamente e socialmente il nostro paese. Ma dopo l’annoso problema del campo sportivo da convertire a zona commerciale, ricevo una notizia tristissima: come da Vostro articolo, leggo della vendita dello storico Cinema Lucciola per realizzare un locale ad uso commerciale con annesso incasso comunale a quattro zeri, visto il cambio di destinazione.
Quando ero più piccolo mi recavo spesso sia al cinema che alla vicina sala giochi, dove attualmente si trova una pizzeria; era uno di quei pochi luoghi di aggregazione per i ragazzi dell’epoca, il massimo del divertimento che si potesse avere in quel periodo, in un’era dove la tecnologia non prendeva il sopravvento attuale.
Con la chiusura a Cerveteri del Cinema Moderno e nelle modalità che ben conosciamo, e con il cinema a Parco Leonardo che cattura tante persone anche per la presenza del noto complesso commerciale, gli impossibilitati rivolgevano tutte le proprie attenzioni allo stesso Lucciola e alla vicina Bracciano, i prezzi di certo sono più accessibili (anche se gli universitari a Parco Leonardo hanno riduzioni, va detto) e il nostro desiderio di passare un pomeriggio o una serata alternativa senza fare grandi spostamenti era assicurata.
Al di là della qualità delle pellicole proiettate attualmente nelle sale di tutto il mondo, come si può pensare di eliminare un baluardo della cultura come una sala cinematografica? Il locale, se mi permetto, potrebbe accogliere addirittura due sale e prezzi più popolari degli attuali, ma chi lo acquisisce ne fa giustamente l’uso che più reputa consono, ma questa lettera non vuole essere di certo contro di loro e nemmeno verso chi si trova costretto a dover cedere, essendo figlio di una commerciante.
Ma come può un’amministrazione comunale permettere di chiudere la cultura, quando l’unica arma che abbiamo in uso potrebbe essere l’Auditorium Massimo Freccia? Siamo davvero sicuri che il bene di una città sia chiudere un luogo aggregativo così importante?
Appena mi pongo queste domande mi sovvengono racconti di nonni, film degli anni ’50, e scene dove andare al cinema significava anche informarsi dei fatti che avvenivano in Italia e nel mondo, questi signori come potrebbero sentirsi all’udire questo ennesimo stupro alla nostra cultura? Ci vantiamo di avere una città sede di diversi set cinematografici, una casa dove viveva un certo Roberto Rossellini e che ha fatto crescere sua figlia Isabella (anche se nata negli Stati Uniti), intitolare una porzione di piazza alla grandissima Anna Magnani con tanto di fotodedica dello storico pranzo con lo stesso Rossellini, aver portato Carlo Verdone che ha citato la nostra città in un famoso suo film, abbiamo grandi artisti del mondo dello spettacolo e del cinema che risiedono o soggiornano nella nostra città.. e con tutto ciò togliamo una pezzo fondamentale per la vita ladispolana e per chi vuole passare un momento diverso dal solito aperitivo o dalla solita pizza con gli amici. Basti vedere cosa fa Cerveteri con il suo oro prezioso, le tombe etrusche, che non sono set ma fonte diversa di sapere e cultura.
È qualcosa di vergognoso e chi volesse addirittura muoversi per compiere azioni di protesta avrà il mio benvenuto…
LA CULTURA NON SI VENDE, SI DIFENDE!!
Lettera Firmata