Chi vive nella menzogna, necessariamente, é portato al contrasto con chi richiama alla realtà o alla violenza, verbale o fisica, non avendo argomenti “reali” a sostegno delle proprie tesi. Si tratta di un fenomeno capace di intossicare anche la vita privata che, se non vive di autenticità e sincerità, cade nella miseria esistenziale delle argomentazioni inventate e sostenute da altre menzogne. Chi mente é un solitario e nei caso migliori trova complici temporanei, ma non amici e mai relazioni profonde. Perché é la verità che ci rende liberi e capaci di condividere il reale.
Ma non siamo “educati alla realtà”. Piuttosto che conoscerla, viverla e diventarne promotori e protagonisti, preferiamo la scorciatoia delle interpretazioni capricciose che esprimono prepotenza o indolenza. E si creano scenari immaginari, ipotesi fantasiose che hanno solo lo scopo di costruire “realtà alternative”, cioé “virtuali”.
La realtà virtuale, frutto delle menzogne, esiste da sempre e non é stata creata dai social network. Noi cristiani abbiano l’esempio della condanna di Gesù senza una colpa reale. La storia ci consegna esempi innumerevoli di menzogne diffuse come reali e persino comprovate da altre menzogne. La guerra in Iraq, per esempio, con tutti i danni epocali che ha comportato, si fonda su menzogne, ammesse, recentemente, anche da Cameron e dalla stessa CIA.
La menzogna e il disimpegno rispetto alla verità é diventato uno stile di vita che manifesta un grave disagio personale che si esprime con la prepotenza e l’imposizione di convincimenti, di falsità o di millantato credito.
A conferma di ciò basta avere memoria di quello stravagante fondatore del partito del “Fare” che si professava “nuovo” è diverso e che con leggerezza sbandierava una laurea, mai conseguita. E quando é stato smascherato, ha trovato nei suoi accoliti persino il sostegno, piuttosto che lo sgomento per la menzogna.
Qualche anno dopo la stessa menzogna, l’autoattribuzione dello stesso titolo, é stata sbandierata, senza alcun pudore, da chi avrebbe ricoperto il ruolo di ministro della pubblica istruzione. E questo rende tutto persino più grave, ma non ci sono state conseguenze di alcun tipo, né formale, né etico. Vengono in mente anche le schiere di personaggi autorevoli che annunciavano dimissioni in base all’esito del referendum costituzionale, ma che, di fronte alla realtà, hanno coperto la menzogna originaria con altre menzogne e hanno mantenuto posizioni e incarichi, come se nulla fosse successo, ignorando la realtà a vantaggio di un’altra prospettiva virtuale, ma sostenuta “politicamente”.
In un contesto di bugiardi seriali, persino sostenuti da sudditi e accoliti di partito, non c’é da stupirsi se i social network si esprimano allo stesso modo.
Per questa ragione puzza di bruciato l’elogio della “verità” promosso da chi vive nella menzogna quotidiana e lo fa all’interno delle istituzioni.
Ci troveremmo nelle condizioni di perseguire le menzogne nei social network e nei bar e di vederle tutelate nei palazzi dove si governa e amministra.
Non si tratta di schierarsi con le menzogne dei social contro quelle del governo. La questione é più seria e l’allarme é reale: le menzogne sono sempre più diffuse, persino con modalità capziose che utilizzano la forza delle istituzioni o la diffusione dei social network.
Difendiamo la verità e facciamolo in tutti i contesti: nelle conversazioni private, nei social network, nelle amministrazioni locali, nei palazzi del governo… dentro di noi.
La “verità” é un buon punto di partenza per qualsiasi progetto… personale, sociale, politico..