Quella sera avrò riletto la parte relativa a Giolitti almeno una decina di volte. Era stata la prima parte del programma, e la paura di essermi dimenticata tutto era forte.
Ricordo di aver posato la tesina sulla Resistenza sopra la scrivania e di aver fatto una passeggiata a piedi fino alla gelateria, per poi tornare a casa di corsa a riguardare il programma di letteratura tedesca: la speranza che il giorno prima degli esami Goethe mi illuminasse non svaniva.
Non ero nervosa, ero conscia di quanto sapessi e certa del fatto che solitamente sotto pressione studiassi ancora meglio. Ero solo ansiosa, ma soprattutto non vedevo l’ora che quegli esami maledetti finissero perché così avrei fatto ciò che volevo. O almeno così pensavo.
Eppure questa sera, la fatidica sera prima degli esami, ripensare a me come maturanda mi emoziona.
Esiste un termine tedesco, Sehnsucht, che è intraducibile in italiano. E’ quella sensazione di nostalgia mista a bramosia che si ha quando si desidera fortemente qualcosa o qualcuno. Bene, la Sehnsucht stasera incarna perfettamente il mio desiderio di tornare indietro nel tempo e riaffrontare nuovamente la maturità, il primo di molti esami, l’ultimo tra i facili da superare. L’esame che come uno scoglio ci protegge dalle onde che si infrangono su di noi quando ancora siamo troppo ingenui per sapere che, non appena superata la roccia, saremo costretti a nuotare, pena l’annegamento.
Domani, per la prima volta in vita mia, sarò io ad attendere gli studenti al loro ingresso, a porgere loro le tracce di italiano, ed a correggere le loro prove. In fondo anche questo un modo per appagare la mia nostalgia di fare un tuffo nel passato.