L’allievo e il maestro. Il più classico dei paragoni, che non manca mai nemmeno nel mondo del calcio. Andrea Pirlo è stato uno dei più importanti giocatori della gestione di Antonio Conte alla Juventus. Correva l’anno 2011 quando il tecnico pugliese, con un passato da bandiera bianconera, sposò la causa della “Vecchia Signora” reduce da due settimi posti di fila. Al primo anno Conte riuscì subito a riportare la Juve alla vittoria dello scudetto che mancava dai tempi di Calciopoli. Il tutto senza subire nemmeno una sconfitta. Fu proprio in quella stagione che, tra i vari innesti di mercato, fece la sua comparsa anche Andrea Pirlo, scaricato dal Milan fresco campione d’Italia.
L’idea tattica di Antonio Conte era chiara sin da subito. Molti addetti ai lavori rimasero incuriositi dal suo 4-2-4, spesso mascherato da 4-4-2. Un gioco offensivo volto a sfruttare enormemente le fasce. Anche per questo motivo elementi duttili e poliedrici come Emanuele Giaccherini si ritagliarono la loro importanza nel nuovo scacchiere bianconero. L’integralismo di Conte, comunque, non fu destinato a durare a lungo. Ispirato da Walter Mazzarri, che compì grandi imprese con il Napoli, caratterizzato dalla difesa a 3, alla fine anche la Juventus adottò altri moduli e una sistemazione differente della retroguardia. Il leitmotiv del gioco era abbastanza semplice, a prescindere dal modulo: Pirlo doveva impostare e, in caso di impossibilità per il regista, doveva essere Bonucci ad occuparsi dei lanci lunghi. Conte mise nel mirino tutti i record da battere nel campionato italiano. Nel 2014 ottenne così 102 punti in campionato, traguardo mai più raggiunto in Italia.
Oggi anche lo stesso Pirlo predilige la difesa a 3. Il gioco deve partire dal basso e i centrali devono rimanere larghi. Non manca un vertice basso a centrocampo per favorire il palleggio: solitamente sono Arthur e Rabiot a occupare quella posizione. A Ramsey viene lasciato il compito di inserirsi in zona goal, sfruttando anche gli appoggi dalle fasce. In fase difensiva, però, uno degli esterni di centrocampo arretra contribuendo a comporre apparentemente una difesa a 4. Lo stile di Pirlo è basato quindi sul possesso palla e sul dominio del campo.
Un calcio perfetto, quindi? No, perché la Juventus di quest’anno presta facilmente il fianco alle conclusioni avversarie, specie sui piazzati. Inoltre, la concretizzazione in area avversaria è da registrare. Tante le occasioni create, poche quelle che si trasformano effettivamente in goal. Così, anche contro avversari più modesti come Crotone e Benevento, i bianconeri hanno finito col raccogliere solo un pareggio, tornando a casa con le pive nel sacco. Ad ogni modo, nonostante l’alternanza di risultati, la banda di Pirlo continua a rimanere tranquillamente in corsa per lo scudetto.
Se queste sono le idee di Pirlo, è probabile che rimarranno tali a lungo. Ancora oggi, all’Inter, Conte preferisce la difesa a 3. La sfida tra allievo e maestro è prevista per il 17 gennaio, quindi ci sarà ancora tempo per portare a termine la fase di rodaggio dei bianconeri. Pirlo è pur sempre alla sua prima avventura in assoluto da allenatore. Se riuscisse a battere addirittura Conte, allora sì che gli si potrebbero affibbiare tutte le stigmate del predestinato.