La confessione di una maturanda: "Incubo finito, l'insegnante mi diceva che ragiono come le scimmie e che mi serviva un tutor" • Terzo Binario News

Lettera di una maturanda che confessa quanto le sia stato difficile stare in classe per via delle vessazioni subite da un insegnante.

“Gentilissimi commissari,
Ho scritto questa lettera con l’intento di mettere in mostra quella che sono veramente, dato che in questi 5 anni non mi è stata data l’opportunità di farlo.

Ho preferito farmi travolgere dalle emozioni per dare forma ad un testo, dunque tutto quello che sentirete è stato scritto questa notte.

Provo un forte dispiacere a pensare all’immagine che di me è trasparita durante questo percorso scolastico, soprattutto nell’ultimo anno.
La sensazione che ho avuto è stata quella di apparire come la manifestazione di disinteresse e pigrizia.

Perché se tieni gli occhi fissi sul banco, non stai ascoltando.
Se hai una brutta media, non stai studiando.
Se non dici la tua in classe, non rientri in uno dei requisiti per meritare un banale 10 in condotta.

Mi considero una persona molto oggettiva, analitica ed estremamente razionale,
dunque in grado di saper riconoscere sia l’occasione in cui si da il massimo che quella in cui si fatica a sopravvivere.
Quest’anno ritengo di essere stata ben al di sotto delle aspettative, e soprattutto delle mie possibilità.

Allo stesso tempo però mi sento nella posizione di dire che, nonostante la mia presa di coscienza riguardo al rendimento, le mura di questo edificio hanno avuto la capacità di eliminare l’empatia e la sensibilità dalle nostre vite, la mia inclusa.

Se tieni gli occhi fissi sul banco, non è detto che le orecchie perdano la loro funzione.
Se hai una brutta media, potresti trovarti in uno dei momenti peggiori della tua vita.
Se non dici la tua in classe, potresti trovare più facile ascoltare perché hai difficoltà ad esprimerti.
Magari perché si preferisce rimanere coerenti con ciò che si è piuttosto che mettere una maschera e mostrarsi con una immagine che non rispecchia la realtà della tua persona.
Che poi solo per avere l’approvazione di chissà cosa, un voto in più in pagella.

Credo fortemente nel fatto che gli anni del liceo debbano essere accompagnati da una figura che lo studente deve vedere come un punto di riferimento.

Ci viene detto di non essere solo un voto, ma poi se non hai una buona media puoi sentirti umiliato dalla tua stessa insegnante che davanti all’intera classe dice: “Non sei in grado di studiare autonomamente la mia materia. Devi farti aiutare da uno dei tuoi compagni, hai bisogno di un tutor. Perché il modo in cui ragioni tu è lo stesso delle scimmie, da sola non puoi farcela.”

E si, sto parlando proprio del mio caso.
E si, sono state dette testuali parole.

Con questo non voglio certamente far passare il messaggio per cui non abbia riscontrato disponibilità e comprensione in nessun caso.
Riconosco di aver avuto anche la fortuna di incontrare insegnanti che mi hanno accompagnata e sostenuta.
Sfortunatamente l’amarezza di tutto il resto ha avuto il sopravvento.

La mia esperienza personale non mi ha purtroppo permesso di interfacciarmi con la meritocrazia.
Ho visto scene che mi hanno fatto perdere del tutto quel senso di sana competizione necessario per spingersi un po’ oltre i propri limiti.
Quale sarebbe la vostra reazione se doveste per esempio assistere all’assegnazione di un “9 politico” da parte di una vostra insegnante nei confronti di alunni che hanno semplicemente “beccato la giornata fortunata”, mentre a voi, nonostante il massimo impegno, non viene dato un voto superiore al 6?
Credo che l’impressione su un contesto anti meritocratico sarebbe la stessa.

Non usufruirò di filtri per dire che questa è stata una delle imprese che più ha avuto un risvolto negativo sulla mia salute psicologica.
Non ho mai provato una voglia e uno stimolo così scarso per anche semplicemente alzarmi dal letto e dover stare 6 ore in un luogo in cui non stavo bene.

Questa avventura mi ha portato ad interfacciarmi con la più reale immagine della sofferenza.
Provate a fidarvi, non è un’esagerazione.
Se una volta nella vita avete avuto la sensazione di contare meno di zero e di non riuscire a dimostrare quale sia in realtà il vostro valore, sapete benissimo che pochi dolori sono equiparabili a quanto detto.

Ora che il percorso è terminato, avevo un ultimo sassolino nella scarpa da estrarre prima di potermi sentire libera completamente.
Senza dubbio la vita che mi aspetta qua fuori mi darà la possibilità di togliermi più soddisfazioni rispetto a quella affrontata fino ad ora.

Il mio unico rimpianto è di non essere accostata ad una valutazione finale che mi rappresenti, ma alla luce di quanto scritto non mi rammarico per questo.
Ho piena consapevolezza delle mie capacità e di quanto questo numero sia solamente una formalità.

La ragazza che ragiona come le scimmie ritroverà quella persona che, anche se non in grado di esprimersi, ha sempre ambito al meglio riuscendo anche ad ottenerlo.

Probabilmente si è solo trovata nel posto sbagliato per farlo capire.

Grazie”.

Maria Sole Nardelli

Pubblicato lunedì, 1 Luglio 2024 @ 19:40:13     © RIPRODUZIONE RISERVATA