Il Pd di Cerveteri visto tra i Guelfi ed i Ghibellini • Terzo Binario News

Guelfi_GhibelliniSarebbe più semplice o quantomeno più agevole parlare del PD a Cerveteri, come di quel partito che nonostante il travaglio interno che non si può negare, attaccato da destra e da sinistra, smentisce con azioni di Governo che stando ai numeri producono effetti di ripresa, di uscita dal tunnel della crisi, che è poi l’unica cosa che riguarda gli italiani, se non fosse che a Cerveteri diventa impossibile farlo per una sorta di anomalia antica che divide in modo trasversale la popolazione e quindi la classe dirigente che la stessa esprime, in Guelfi e Ghibellini.

Chi legato a confusi retaggi feudali di stampo Papalino chi porta ad esprimere sudditanza a blasoni che in chiave moderna esprimono la loro nobiltà oramai soltanto negli interessi immobiliari che derivano da cospicui rimasugli di ciò che sono stati enormi latifondi. Chi orientato ad una visione più repubblicana, pur sempre conservatrice, pur sempre poco aperta alle novità, chiusa a sconvolgimenti culturali capaci di mettere comunque in discussione l’esistente e orientarlo ad uno più che sviluppo, adeguamento ai tempi che richiedono un po’ di più che l’atavico attaccamento alla “Roba”.

Questo equilibrio non scritto, regnava implacabile come lo scorrere del tempo, monotono e sempre uguale adagiando la città ad un immobilismo culturale e politico che faceva registrare l’unico elemento di novità quando le amministrazioni cambiavano segno, ma era tanta l’uniformità che quando accadeva sembrava che allo zio democristiano fosse succeduto il nipote comunista. Niente di nuovo quindi sotto il sole.

Lo shock si è avuto quando, lemme lemme, ma nemmeno tanto, un giovane che è stato brillante a scuola, che ha fatto tanta gavetta in un comune vicino, che si è trasferito in politica poi a Cerveteri, delfino di uno zio, Brazzini, che attinse attraverso lui al forziere di famiglia in termini di voti, diventa Sindaco e che lui manda a casa rovinosamente, delfino di un Sindaco “importato”, Ciogli, per la sua capacità di aver saputo mediare tra destra e sinistra, tra costruttori e no nel paese dal quale proveniva, che manda a casa ancora più rovinosamente , che da vita alla sua piccola “Leopolda” civica e indipendente e che in qualche modo anticipa quell’azione “rottamatrice” che fù poi di Renzi su larga scala con la differenza che Renzi lo fece col PD, egli invece lo fece nei confronti di una classe dirigente trasversale senza badare ai colori identificando in essa, oggi si può dire a ragione, il male del paese.

Corse a Sindaco, lo diventò solo contro tutti, il PD in quella occasione perse tremila dei suoi quattromila voti. Alessio Pascucci e la sua squadra hanno puntato alla cultura favoriti dall’”aiuto” del Ministro Franceschini, realizzando numeri impensabili in termini di presenze turistiche finalizzate alla cultura, fino ad allora trascurata, che è primaria in un territorio come Cerveteri. Così com’è, Pascucci, con un piede ormai stabile dentro il PD, sarebbe stato naturale che ci entrasse a pieno titolo, visto anche l’orientamento della sua politica espressa con le linee guida del nuovo piano regolatore e con l’indirizzo che vuole dare alla risoluzione della vicenda Ostilia, fermo restando la volontà di risolvere un problema sociale senza permettere a nessuno di sconfinare nell’illegalità, è molto in linea con i valori di sinistra del partito.

Il Partito locale lasciato a decidere in grande autonomia del suo destino, è attualmente percorso da due orientamenti tanto che il suo direttivo ormai spappolato e impossibile da raccattare, quando era ancora capace di esprimersi in termini di presenze e di numeri, demandò all’unanimità ad una commissione politica il compito di elaborare una linea politica del partito e di definire anche i rapporti con l’amministrazione. Tradotto in volgare significa che il circolo si è auto commissariato dando la possibilità al segretario che presiede detta commissione di fare sintesi dei suggerimenti e di elaborare, stabilire e far rispettare una linea politica, unica ufficiale del Partito Democratico. Ma la componente “guelfa” ridotta ormai al lumicino, non ci sta e passa da una “tamarrata” all’altra. Paura? Al Giovane Segretario Alessandro Gnazi l’arduo compito di ridare dignità a quel PD che nelle case attende segnali che non siano minestre riscaldate e vecchi tromboni schierati e appiattiti sugli interessi di blasoni decaduti o peggio ancora su mal di pancia mai superati o sulla semplice imbecillità così ben descritta da Umberto Eco che si manifesta sui social.

Pubblicato domenica, 13 Dicembre 2015 @ 06:10:18     © RIPRODUZIONE RISERVATA