Massimiliano Paris, classe 1956, è un medico e dietologo di Ladispoli, nonché appassionato di letteratura e autore di diversi libri. La sua ultima fatica, “Grazie, Signor G.”, verrà presentata il 30 giugno alle 20,30 nell’aula consiliare di Ladispoli con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ladispoli.
Come mai proprio un libro su Giorgio Gaber e perché dovremmo leggere il suo libro?
“Gaber non è stato solo un cantante, soltanto un attore, soltanto un artista, ma è stato soprattutto un uomo. La domanda non è semplice: viviamo in un mondo orizzontale, dove c’è una nascita fisica ma dove nessuno ci accompagna ad una nascita psicologica. Fondamentalmente non c’è più spazio per l’individuo. Gaber inizia per gioco, strimpellando una chitarra, lavora per Celentano, che arrivando sempre in ritardo costringeva Gaber a cantare per intrattenere il pubblico. Mogol sente cantare Gaber e gli manda una lettera e presto si trova nella sua semplicità ad essere accettato in usa società in evoluzione. Diventa attore, conduttore, fa spot per Carosello, duecento serate con Mina. Arriva il momento però in cui Gaber sente di far parte del mondo “orizzontale” che gli sta stretto, così lascia tutto e scompare. Da questo momento in poi si dedica completamente al teatro e grazie a questo avrà una vera e propria rinascita fisica. Fa così nascere il Signor G.
Il signor G. è una persona come noi intrappolato dalla banalità della vita quotidiana, un uomo che non sta bene in questa società. Dopo 40 anni di spettacoli teatrali, guarisce e fa un viaggio verticale domandandosi “Chi sono?” . Il teatro associato alla canzone diventa il senso più alto della psicoterapia. Negli anni ’90 avevo già scritto tre capitoli di questo libro e li avevo fatti leggere a Gaber che mi ha incitato a continuare a scrivere, nonostante fossero già state pubblicate due sue biografie. Io ho scritto questo libro perché il mondo televisivo non dà il vero Giorgio Gaber. Gaber è stato il più grande intellettuale del ‘900”.
Come mai lei che è un dottore ha iniziato a scrivere dei libri?
“Questo è il mio quinto libro, per me scrivere significa che c’è qualcosa dentro di me da comprendere. La voglia di dare una razionalità alle emozioni che vivi. Lo scrivere fondamentalmente è una discesa negli inferi.”
Come vede lei la diffusione della cultura a Ladispoli e come si potrebbe incrementare la lettura?
“La cultura è quella che fa crescere, che fa percepire la realtà come realtà oggettiva messa in contraddizione con se stessi. Scrivere significa entrare nei meandri di se stessi se si è onesti. La cultura non si insegna a scuola, la vera cultura è il teatro poi viene la musica. Di cultura ne ho parlato con il sindaco, si potrebbe fare a Ladispoli un centro studi gaberiano permanente o istituire un premio letterario su scala nazionale. Un altro progetto potrebbe essere quello di intitolare il teatro di Ladispoli a Giorgio Gaber, progetto a cui il sindaco si è mostrato favorevole.”
Da dove nasce la sua passione per la lettura?
“Era una passione, adesso non trovo più libri “verticali”, dopo dieci pagine li lascio perdere. Il mondo verticale è quello di Camus, di Pirandello anche se poi si perde, di Hermann Hesse, Kafka, cioè tutto quello che parla dell’essere umano e che permette attraverso un libro di arrivare a scoprire se stessi”.