Due dei principali strumenti finanziari a disposizione di chi vuole gestire i propri risparmi sono i fondi pensione o i piani di accumulo.
Questi ultimi, denominati anche PAC, sono diventati una forma molto popolare e scelta dai risparmiatori italiani, ma possono essere considerati la vera alternativa ai fondi pensione e alla previdenza complementare?
Partiamo col definire quali sono le principali differenze e caratteristiche di questi due strumenti.
I PAC rappresentano una forma di risparmio libero, che attraverso degli investimenti programmati, permettono di costruire nel tempo un capitale da utilizzare nel modo in cui si riterrà opportuno.
Tra le principali caratteristiche che li hanno resi diffusi ci sono la flessibilità nella fase di accumulo e la grande facilità di liquidazione, che permettono di finanziare differenti obiettivi: gli studi dei figli, acquisti importanti, predisporre un fondo famiglia per spese programmate o impreviste.
Sul mercato sono disponibili varie forme come fondo di accumulo, tra quelle più interessanti e degne di nota ci sono gli Investimenti Arancio di ING, soluzioni che permettono di far fruttare i risparmi investendo l’equivalente di un caffè al giorno, costruendo un capitale nel tempo.
I fondi pensione sono strumenti finanziari finalizzati a ottenere delle risorse economiche da utilizzare una volta conclusa l’attività lavorativa e che vanno a integrare la pensione percepita.
Lo strumento rientra nelle forme pensionistiche complementari ed è una forma di investimento sicura, a tutela dei lavoratori.
Anche questo strumento garantisce una certa libertà in termini di versamento, e permette anche di ottenere prestazioni sotto forma di capitale sia a scadenza che anticipato durante la fase di accumulo.
La convenienza di uno strumento rispetto all’altro non può mai essere determinata a priori, ma occorre valutare attentamente la singola posizione del risparmiatore, la sua situazione familiare, lavorativa e patrimoniale.
Da un lato il PAC ha una facilità estrema di liquidazione, l’adesione al fondo pensione consente di ottenere benefici fiscali che non si devono sottovalutare.
I versamenti conferiti sono deducibili dal reddito dell’aderente fino all’ammontare di 5.164,57 euro all’anno, un ottimo sistema per abbattere l’imponibile IRPEF.
La tassazione delle plusvalenze finanziarie che derivano dalla fase di accumulo è pari al 20%, mentre le prestazioni a scadenza sono soggette a una tassazione separata del 15%, ulteriormente ridotta dello 0,3%, per ogni anno di permanenza al fondo, fino ad arrivare a un massimo del 9%.
Nel fondo pensione è inoltre possibile conferire, tramite scelta individuale, anche il TFR del lavoratore stesso, operazione che comporta vantaggi notevoli anche per il datore di lavoro: deduzione dal reddito d’impresa, esonero dal versamento del contributo al fondo di garanzia del TFR, riduzione degli oneri impropri su eventuali contributi aggiuntivi versati al fondo e infine versamento all’INPS del solo contributo di solidarietà del 10%, anziché anche degli oneri previdenziali pari al 23,81%.
Prima di scegliere un qualsiasi strumento finanziario, è sempre meglio affidarsi alla consulenza ed esperienza di un esperto del settore, che sappia indirizzare il consumatore verso la scelta giusta rispetto alle proprie esigenze e necessità.