Quello di Civitavecchia è uno dei pochissimi porti che hanno presentato un piano regolatore. Dei 25 principali porti italiani, solo sei hanno definito un Piano Regolatore Portuale, come prevedeva la legge di riforma del ’94: Genova, Trieste, La Spezia, Livorno, Cagliari e appunto Civitavecchia. Di questi solo 3 ovvero Livorno, Trieste e Cagliari, hanno colto le opportunità di governance e semplificazione offerte dalla riforma Delrio.
Lo ha detto a Cernobbio il segretario generale di Conftrasporto, Pasquale Russo, che ha reso noti i dati di un ricerca di Confcommercio sui porti italiani. “Il problema in Italia è che i soldi, stanziati dall’Europa, ci sono, ma non vengono spesi” ha detto Russo. “La riforma da sola non basta, sono le autorità di sistema che devono lavorare. Molte non lo fanno”. La maggioranza dei porti italiani hanno piani portuali vecchi di cinquant’anni. E il tempo medio di approvazione dei rispettivi piani è di 45,79 anni. “Se il sistema nel suo complesso non riesce ad ammodernarsi, l’Italia sarà tagliata fuori da ogni mercato. Un esempio – ha aggiunto Russo – come quello di Napoli, dove il progetto per la nuova darsena di Levante è stato approvato nel 2001. Non si è ancora riusciti a finire le procedure. Nel 2006 partiva la procedura per i dragaggi. La prima bennata, forse, sarà nel 2018”.