sono contento che finalmente abbia trovato tempo per far visita al luogo che più di altri in Italia ha sperimentato – con successo negli anni – la parola accoglienza. Perché Ladispoli, che la ospiterà il prossimo 12 luglio, è da sempre un laboratorio virtuoso di multiculturalità, una “piccola America” bagnata dal mar Tirreno, nella quale convive pacificamente una comunità di donne e uomini provenienti da nazioni diverse.
Abbiamo un tasso d’immigrazione tra i più alti d’Italia – 7 mila su circa 40 mila residenti sono stranieri – ma grazie ad una spiccata predisposizione all’accoglienza, questo dato che in altri contesti si è tramutato in conflitti razziali e in una disgregazione del corpo sociale, qui è diventato una risorsa incidendo sull’identità stessa del luogo. La piccola località balneare degli anni sessanta è cresciuta rivoluzionandosi e diventando città anche per via di questa sua sorprendente capacità di integrazione.
In tutti questi anni la nostra comunità ha accolto flussi migratori di varia intensità e provenienza. Negli anni ottanta abbiamo ospitato i russi che scappavano dall’impero sovietico, e poi gli africani, afgani e pakistani; in anni più recenti abbiamo accolto dapprima una numerosissima comunità polacca e adesso quella rumena.
Noi ladispolani non abbiamo paura d’integrarci con chi viene da fuori; sarà forse per il mare che ogni mattina ci sveglia e ci spinge ad essere un approdo naturale per chiunque sia in cerca di rifugio e riscatto.
Le nostre scuole sono piene di bambini e ragazzi di culture diverse che giocano e studiano insieme senza particolari tensioni ed anzi grazie a percorsi educativi virtuosi si è sperimentata nel tempo un’integrazione che pian piano si è spostata fuori dalle aule scolastiche riproducendosi con la medesima forza nei gruppi amicali e nella quotidianità.
Tutte le amministrazioni che si sono succedute dagli anni settanta – da quando cioè Ladispoli è diventata comune autonomo – hanno sempre lavorato sfruttando questa grande capacità ricettiva della città potendosi permettere di applicare politiche sociali e culturali inclusive che hanno accelerato e facilitato il processo integrativo. In questa direzione è stato fondamentale, a supporto, anche il lavoro dell’associazionismo che qui a Ladispoli ha trovato terreno fertile ed è diventato nel tempo un fenomeno diffuso a favore della coesione comunitaria.
Nei nostri quartieri i vecchi e i nuovi residenti vivono insieme negli stessi palazzi, comprano negli stessi negozi, lavorano nelle nostre attività economiche e nelle famiglie, molte volte si innamorano e si sposano mischiandosi tra loro come normale che sia; e non esiste nessun ghetto come purtroppo accade in altri contesti italiani ed europei. Nella nostra storia questa multiculturalità non è mai sfociata in azioni o fatti gravi di razzismo perché nonostante i problemi che possono sorgere dalla convivenza di culture diverse, il rispetto e la solidarietà alla fine hanno prevalso sempre.
Questa bellissima predisposizione ad accogliere forse è stata determinata proprio dalla storia della nostra città. Oltre 100 anni fa infatti Ladispoli è nata dall’incontro di donne e uomini venuti da terre diverse (pescatori campani e pastori umbro-marchigiani) che da un giorno all’altro si sono ritrovati su una terra vergine per iniziare una nuova avventura collettiva.
Per tutta questa serie di ragioni, caro Salvini, sappia che oggi noi ladispolani non siamo per niente spaventati dalla sua visita ed anzi, come facciamo con tutti i nuovi arrivati, le diamo addirittura il benvenuto seppur non dimentichiamo che con il suo quotidiano razzismo contro i migranti offende ogni volta questa nostra comunità che basa la propria identità sull’apertura verso l’altro.
Nella vacua illusione che Ladispoli possa farle aprire finalmente gli occhi e nella consapevolezza che la nostra città multiculturale sia un modello di convivenza da promuovere ed esportare su larga scala, sappia fin d’ora che comunque vada qui le sue terribili parole d’ordine non lasceranno alcun segno. Sarà fugace come un qualsiasi temporale estivo e in questo mare non potrà mai farci cambiare rotta perché i nostri valori di accoglienza e solidarietà saranno sempre più forti della sua piccola barca ignobile carica di rabbia ed odio.