Alle 18.30 la santa messa, svolta nel cortile interno del Forte Michelangelo, alla presenza delle autorità civili e militari del territorio, stretti attorno alla grande famiglia della Capitaneria di porto di Civitavecchia.
Al termine della cerimonia religiosa è stata scoperta la nuova statua del “Bacio della memoria di un porto”, posizionata alle spalle del Forte Michelangelo.
Una statua di bronzo alta circa 3 metri, realizzata dalla Pontificia Fonderia di Campane Marinelli, che raffigura una giovane donna in abiti del ’40 intenta a baciare un marinaio della Regia Capitaneria di porto. Ad idearla Ivana Puleo, in memoria di quanti partirono in guerra dal porto di Civitavecchia.
Ed ecco il discorso della Puleo di ieri sera: “Questa sera siamo qui riuniti in questo PORTO per parlarvi appunto di questo PORTO.
La riva, il porto, il molo e il ponte della nave…diventano palcoscenici aperti.
Sui quali vengono giocati ruoli diversi, insignificanti e fatali,
e si svolgono rituali quotidiani ed eterni.
Di simili scene e avvenimenti sono pieni i secoli:
il passato e il presente del Mediterraneo,
la storia del suo teatro.
(Predac Matvejecic – Breviario Mediterraneo)
Il porto pertanto, non è mai stato un semplice approdo ma un vero e proprio palcoscenico.
Questa sera siamo qui per raccontarvi al meglio una storia, e onestamente non conosco un modo migliore per farlo se non attraverso delle fotografie e, meglio ancora, con la musica..
Pertanto…buona visione.
Ringrazio Roberto e Fabio ONOFRI e la loro ITALIAN TELEVISION NETWORK per aver realizzato questo video e ringrazio il Maestro Edoardo De ANGELIS per averci regalato questa meravigliosa poesia in musica.
Ecco..questo siamo NOI e NOI abbiamo UN PORTO NELL’ANIMA.
Un porto che ha saputo trasformarsi attraverso i secoli. Che ha visto persone, navi, mestieri, mezzi, vite di gente comune che odoravano di mare, sapevano di mare, di sale, di pesce, sporchi di carbone, anche galeotti, Papi e Vescovi, Principi e Re, marinai, Comandanti, militari, nobili e tanta tanta gente di mare.. Quanti attori, protagonisti, comparse..Un vero palcoscenico !
Proprio questa sera infatti, in occasione di questa celebrazione, ricordiamo un evento che nella storia del nostro Paese conosciamo come “Il Risorgimento Italiano”, un periodo della nostra storia durante il quale l’Italia raggiunse la propria unità Nazionale.
Ricordare, ecco cosa stiamo facendo.
Oggi si parla molto di TUTELA DELLA RISORSE PREZIOSE (l’acqua, il mare, l’aria, le foreste..) ma non dobbiamo dimenticare che la risorsa più importate per un uomo è LA MEMORIA.
77 anni fa, Civitavecchia iniziò suo malgrado una trasformazione che la segnò per sempre.
Il 14 Maggio del 1943 alle ore 15:15 piovvero dal cielo caramelle gigantesche, così le descrissero dei superstiti, allora bambini.
Da quel giorno e per circa 1 anno, la città fu vittima di 86 incursioni aeree SENZA TREGUA..
I bombardamenti distrussero il 95% della città e del suo porto.
In tutto, 450 cittadini persero la vita.
Oltre ai civili, tanti furono i militari che perirono sotto quelle bombe mentre erano in attesa di imbarcare; altri furono trovati imprigionati nelle navi affondate in porto. Di alcuni di loro si raccolsero solo brandelli.
Come è facile immaginare, molti di questi morti restarono quindi senza nome e senza una degna sepoltura.
Altri invece, i superstiti, li ho conosciuti…
Per l’edizione del mio primo libro fotografico che parlava della trasformazione attraverso i secoli del porto di Civitavecchia, dovetti attingere a degli archivi fotografici storici e poi, non soddisfatta, iniziai un’avventura negli archivi fotografici di alcuni privati, cittadini di Civitavecchia. In quelle occasioni, oltre a mettermi generosamente a disposizione il loro materiale fotografico (vecchie cartoline, viaggiate e non, vecchie lettere, vecchie stampe, vecchie fotografie) uscivano dai loro cassetti anche delle vecchie storie, dei vecchi racconti, vecchi sentimenti.
Negli anni quelle storie mi tornavano in mente.. Li incontrai di nuovo, scrissi le loro storie, e compresi che il punto di incontro dei loro racconti e pertanto della loro vita, era sempre lo stesso: il porto.
Compresi inoltre che anche il giorno che cambiò la loro vita per sempre era sempre lo stesso: quel 14 Maggio del 1943 alle ore 15:15.
Quella vecchia gente quel giorno di maggio aveva più o meno 9 anni, 13 anni, 15 anni, 20 anni.
Cesarella, per esempio stava andando a Santa Marinella in bicicletta con la mamma e i fratelli quando udirono un gran frastuono e videro questi enormi aerei coprire il cielo…
Oppure Giuseppe che aveva rubato la bicicletta a suo cugino ed era venuto in Darsena a pescare con una canna improvvisata sotto gli archi del palazzo del Municipio..
E c’era, Anna che stava preparando l’esame di maturità nella scuola che si affacciava sul porto.
Ex ragazzi, ex bambini, ex figli, ex fratelli e sorelle che facevano le loro solite cose, ex ingenui che avrebbero perso pezzi di famiglia, recuperato brandelli di sogni e seppellito la loro ingenuità.
La guerra li sorprese all’improvviso e tutto iniziò a cambiare. Ci fu un prima e un dopo, un “quando” e un “chissà se”.. Sogni spezzati come ali che non trovavano più il vento per volare.
Restavano loro, alcuni di loro e le loro ferite, che lasciano addosso quel senso di fragilità, una fragilità inguaribile, eterna.
Sedersi di fronte ad una chioma tinta d’argento, non ti lascia indifferente. Quei capelli nascondono racconti, storie, esperienze, VITA.
E ci vuole CORAGGIO per farti entrare… e ci vuole coraggio per entrare in certe vite.
Ci vuole coraggio per decidere quali cocci di quella vita raccogliere e quali lasciare andare cancellandoli per sempre, sperando di non vederli sotto forma di incubi o di rimpianti. Perché i ricordi non si perdono ma certe volte non si trovano le parole per farli uscire dalla testa e dal cuore. Restano dentro insieme ai lividi.
Ascoltare queste persone e i loro racconti è stato un privilegio. Raccontarli, condividerli un obbligo.
Vedete? Quanta gente, quanta vita è passata da questo porto. E sia per gli addii che per gli arrivederci o meglio ancora per i bentornati, ci si saluta..ci si abbraccia ci si bacia.
Per chi partiva per la guerra, quell’ultimo bacio era una promessa di ritorno, era l’inizio di un sospiro che sarebbe durato tutta una vita, nascondeva il desiderio di famiglia, voglia di amore e leggerezza.
Un bacio, oltre che un saluto è un punto di incontro.
La statua DEL BACIO DELLA MEMORIA, oltre a rappresentare un saluto, come tanti visti in questo porto, AMBISCE AD ESSERE QUESTO.
Un punto di incontro tra ieri, oggi e domani. Un punto di unione generazionale senza tempo.
Il Presente non deve mai dimenticare il passato.
Coltivare la memoria, come dice spesso la nostra Senatrice Liliana Segre, è un vaccino contro l’indifferenza.
L’indifferenza ..ecco, INVECE di essere indifferenti, FACCIAMOCI CASO.
Facciamo caso ai capelli grigi,
Facciamo caso a chi costruisce,
Facciamo caso a chi unisce,
Facciamo caso a chi lavora per RISORGERE come 150 anni fa, come 77 anni fa, come oggi.
Facciamo caso a chi non molla, anche oggi resiste: a chi non licenzia, a chi non chiude la propria attività quando sarebbe molto più facile;
Facciamo caso a chi studia delle soluzioni di sviluppo per il futuro, nel rispetto sostenibile dell’ambiente.
Facciamo caso a chi spera e a chi prega, a chi crede ancora nel bello e nel buono delle persone..
Facciamo caso, infine, ai “figli di domani, armati di un sole coraggioso”, come nelle parole della canzone di Edoardo De Angelis, ascoltiamoli, facciamoci caso.
Noi, abbiamo deciso di farlo così.
Come famiglia portuale abbiamo deciso di lasciare un punto di incontro, un punto di unione su una banchina di questo porto. Una cosa, che sopravviverà a noi, che parlerà di ieri e di oggi. Un’opportunità per farlo INSIEME.
INSIEME: questa è un’altra parola chiave da ricordare. “NESSUNO SI SALVA DA SOLO”.
Quando bisogna RICOMINCIARE a vivere lo si fa insieme.
Un codice QR posizionato alla base dell’installazione, permetterà di accedere ad un sito, un contenitore pieno di storie. Ognuno potrà lasciare la propria o quella della propria famiglia, a futura memoria, per non dimenticare.
Senza dilungarmi ulteriormente, vorrei mostrarvi come è nata questa idea: dalla prima fotografia che ha ispirato questa avventura, a tutto quello che successo dopo..fino ad oggi.
Presentazione TIMELAPSE.
Ecco qui..questo siamo NOI e NOI abbiamo UN PORTO NELL’ANIMA, unito in un bacio, eterno.
Ora ..un fuori programma..
Vorrei avere sul palco qui con me Ettore MARINELLI.
800 anni di Storia di bottega, di arte, di passione e di vita, non hanno il mio volto, la mia voce: è giusto che tutti voi conosciate Ettore e che sia LUI a ricevere da parte di noi tutti un meritato GRAZIE.
Ettore Marinelli è nato ad Agnone, 28 anni fa. Ha ottenuto la laurea specialistica in scultura, nel 2014, presso l”accademia di Belle Arti di Napoli, col massimo dei voti, dopo un semestre di studi presso l’Universite’ Paris 8.
Ha già firmato un gran numero di opere monumentali in Italia e all’estero, compreso il grande bronzo commemorativo degli 8 secoli dalla partenza di s. Francesco per la Terra Santa, nel porto di Ancona.
La statua è stata realizzata con la stessa tecnica dei dei bronzi di Riace…2.500 anni fa.
Le ore di lavorazione sono incalcolabili, valutate un intero semestre che alla fine hanno fatto nascere il nostro bacio.
La plasmatura della statua è avvenuta in totale solitudine e concentrazione nei tempi surreali del lockdown, mentre solo in apparenza, la Fonderia, dopo 800 anni di attività, pareva sconfitta da un virus. Mai, in tanti secoli di attività, guerre, disastri ed epidemie, avevano imposto un fermo così feroce. Ettore, col suo lavoro sommesso, anche questa volta lo ha impedito, magari trasgredendo, perché anche un bacio, in quei giorni era vietato.
Grazie Ettore.
Grazie a tutti.