Raro che capitasse di buttare giù due editoriali nel giro di pochi giorni ma il susseguirsi frenetico degli eventi ha costretto ai lavori, o meglio alle scritture, forzate.
Dopo le polemiche per i costi eccessivi del Capodanno ladispolano (QUI) ecco che è arrivata la rinuncia del sindaco Alessandro Grando alla performance di Emis Killa per via di alcuni testi del rapper contestati.
Poi è stato lo stesso musicista a sollevare il polverone con un post social: “Perché si parla di €200.000 di compenso artisti? A regà, non posso parlare anche per Gué Pequeno poiché i suoi cachet sono giustamente affari suoi, ma vi garantisco che se il compenso per i miei show si avvicinasse solo alla metà di quella cifra non mi prenderei una pausa dal tour nemmeno se avessi la peste bubbonica”.
Senza dirlo, questo post “dice” due cose: la prima è che la scelta è ricaduta su un cantante che non in esclusiva – diversamente da quanto detto inizialmente – con la serata che al momento non è stata rimodulata. E poi soprattutto che i 200mila euro stanziati non sarebbero stati divisi equamente. Quindi, come sarebbero stati divisi?
L’intervento dell’assessore Marco Porro è stato persino peggiore di quello del sindaco: almeno quest’ultimo ha cercato di mettere la pezza ma fallendo in modo maldestro.
Porro, forse nel tentativo di distogliere l’attenzione dal problema reale, ha parlato di «Ladispoli capitale del litorale». Un’affermazione che in sé farebbe sorridere se non fosse che appunto tenta di nascondere il vulnus della questione ovvero il dettaglio dei costi del Capodanno. Al di là dei metodi guasconi tipici del sistema Grando, Porro dice: « Mi spiego meglio, così anche un bambino lo capisce: il documento che stanno strumentalizzando è una previsione indicativa della spesa, allegato necessario per la richiesta di contributo». Il documento a cui fa riferimento è quello spedito in Regione per la richiesta di finanziamento. Ma palazzo Falcone per forza di cose deve sapere il dettaglio delle spese, visto che si tratta di soldi pubblici da giustificare al cospetto dei cittadini perché arrivano dalle loro tasse.
Ma non c’è traccia di dettaglio, per capire se i costi sono in linea con il mercato o no. E il fatto che non vengano pubblicati non fa altro che alimentare il sospetto.
Non aiuta neanche il consiglio comunale saltato, nel quale sicuramente ci sarebbe stato un profluvio di domande che invece sono state inevase. O meglio, sono diventate comunicati stampa, che stanno facendo sollevare parecchi dubbi – legittimi – ai cittadini.
a.v.