Anpi Ladispoli: "Nessun bisogno di una targa alla memoria di chi fece professione razziale" • Terzo Binario News

Anpi Ladispoli: “Nessun bisogno di una targa alla memoria di chi fece professione razziale”

Giu 29, 2018 | Ladispoli

Riceviamo e pubblichiamo – “Ladispoli, città storicamente multietnica, non ha bisogno di una targa alla memoria di chi fece professione razziale senza peraltro mai smentire nel corso della sua carriera politica. Con quali motivazioni il Sindaco Alessandro Grando che, ricordiamo, è il Sindaco di tutti, vuole intitolare un luogo pubblico a Giorgio Almirante (27/6/1914 – 22/5/1988) storico segretario del Movimento Sociale Italiano, partito politico di destra, di cui è stato uno dei fondatori, insieme con altri reduci della Repubblica Sociale Italiana, conosciuta come Repubblica di Salò. A distanza di anni questo scritto del 1942 suona oggi come una lugubre campana contro l’integrazione e la pacifica convivenza:

«Il razzismo – scriveva il futuro segretario del Msi – ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore». «Altrimenti — scriveva ancora Almirante — finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue».

Questo dichiarava il capo di un partito che inoltre nella storia repubblicana, post bellica, si è sempre opposto all’avanzata dei diritti civili quali il divorzio, l’aborto, il nuovo diritto di famiglia, i movimenti femminili per l’emancipazione, per citare, e che in piena stagione degli anni di piombo e dello stragismo nero si faceva ritrarre accanto agli squadristi picchiatori armati di spranghe. Diritti che oggi sono appannaggio di tutti. Ci fu in tarda età, da parte di Almirante, un ravvedimento sulla violenza fisica e verbale come metodo di lotta. Ravvedimento forse, ipotizziamo, dettato dall’impossibilità di sostenere una linea che aveva seminato morte anche tra i suoi giovani mandati allo sbaraglio. Vite spezzate nel nome di una ideologia, il fascismo, già sconfitta dalla storia. Chi ha memoria di quegli anni può testimoniare col conforto delle cronache. Lei Sindaco Grando scrive: “ A quanto pare Roma non avrà una via intitolata a Giorgio Almirante. Peccato, dovremo aspettare la prossima amministrazione di destra alla guida della Capitale. Ladispoli invece è pronta. Proporrò al Consiglio Comunale l’intitolazione di una piazza allo storico Segretario del Movimento Sociale Italiano.

Alla cerimonia inviteremo anche la Sindaca Raggi”. Come ANPI esprimiamo tutto il nostro dissenso: Queste iniziative le lasci semmai agli esponenti di partito, Lei, come le abbiamo già detto, è una figura istituzionale che rappresenta tutti, anche chi non lo ha eletto. Ci ripensi come ha fatto la Sindaca Raggi. Un ripensamento non è un attestato di debolezza in un ipotetico braccio di ferro, ma una dimostrazione di saggezza. Le sue parole hanno fatto il giro dei social network, e qualcuno Le ha fatto osservare che le strade di Ladispoli più che di intitolazioni hanno bisogno di “ripavimentazioni”. Direttivo ANPI Sezione Ladispoli Cerveteri