All’indomani della spaccatura di Syriza sul programma di austerità imposto dall’Ue gli ex grillini Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino decidono di dar vita in Senato, all’interno del gruppo misto, alla componente L’altra Europa con Tsipras che alle elezioni europee del 2014 ha portato nel parlamento europeo gli eurodeputati Eleonora Forenza, Curzio Maltese e Barbara Spinelli.
Far entrare a Palazzo Madama il nome di Tsipras e’ un atto di fiducia dei due senatori che, in una conferenza stampa non nascondono la gravità della situazione greca, ma vedono nella via tracciata da Tsipras in questi anni la risposta per costruire, appunto un’ altra Europa. Francesco Campanella ha rilasciato un’intervista esclusiva a TerzoBinario.it in cui spiega le ragioni della creazione del gruppo parlamentare e del futuro della sinistra italiana.
Senatore Campanella, come nasce il progetto del gruppo parlamentare de L’altra Europa con Tsipras ?
E’ stato un percorso lungo e fortemente voluto da entrambi. Abbiamo iniziato a lavorare con L‘altra Europa con Tsipras sin dai tempi delle elezioni europee, quando, dopo essere uscito dal Movimento 5 stelle, ho presentato alcuni candidati. Poi abbiamo continuato questa fase attraverso le elezioni regionali, con risultati diversi, dall’Emilia alla Calabria.
In questi mesi abbiamo iniziato a conoscere i militanti e i territori trovando persone che la pensano come noi, con individualità simili ai militanti del 5 stelle. Il Movimento ha un pensiero trasversale che sembrava essere una grande invenzione, motivo che mi ha spinto a candidarmi con loro. Peccato dover ammettere che questa trasversalità crolla quando la posizione arriva dall’alto. Qui invece non c’è nessun vertice, c’è molto confronto, a volte acceso e franco, ma abbiamo una visione complessiva comune che ci consente di esprimere una linea politica condivisa, cosa che nel Movimento non siam riusciti a fare. Detto questo, abbiamo deciso di dare evidenza a livello parlamentare a questa posizione, parlando con chi si è speso in questi mesi e con i partiti che hanno lavorato per la costruzione della lista, come Sel e Prc. Noi vediamo la creazione di questa componente come uno dei passi in avanti per la costruzione della nuova soggettività di sinistra per rappresentare quella parte progressista che abbia una cultura di governo. La nuova sinistra che immagino deve farsi carico delle difficoltà delle posizioni che si intercorrono al suo interno.
Sia lei che Fabrizio Bocchino siete soltanto alcuni degli epurati da Grillo. In che rapporti siete con gli ex colleghi e pensate sia possibile coinvolgere anche altri ex grillini?
Con gli altri epurati abbiamo una posizione articolata. Abbiamo vissuto questo periodo insieme, ma non siamo riusciti a definire un percorso unitario con loro. Abbiamo fatto più tentativi di costruire un gruppo assieme, ma abbiamo preso atto dell’impossibilità di farlo. Alcuni di loro sono passati proprio oggi ad Idv, altri vagano senza un indirizzo politico ben preciso e qualcuno ha anche fatto il passaggio in maggioranza.
Pensate di interloquire con Civati e Fassina e con tutti quegli esponenti del Pd che non si sentono rappresentati da Renzi?
Noi riteniamo opportuno ricercare un’interlocuzione con quei i soggetti progressisti e democratici e Civati e Fassina rientrano in questo contesto. Con Civati sta nascendo anche un rapporto di amicizia ed abbiamo un’interlocuzione molto fitta. Con Fassina un pò meno, ma solo per questione di tempistica. Infatti, Stefano è uscito da poco dal Pd e mi sono limitato ad andare ad un paio di manifestazioni interessanti che ha proposto, ma ancora non abbiamo avviato un vero e proprio dialogo.
A Roma dopo Mafia Capitale sta succedendo di tutto. In queste ore si sta ventilando la possibilità che Vendola entri in giunta con il Pd di Marino al posto di Luigi Nieri. Può essere un problema per il futuro della sinistra unita?
Io penso che il ragionamento fatto da Vendola non sia stato fatto di sorpresa o senza una seria riflessione. Non mi aspetto che si possa interrompere per una eventualità o per una contingenza di questo genere. È una scelta politica che può essere considerata anche strategica.
In Grecia il referendum non ha portato i frutti sperati e il gelo tra Varoufakis e Tsipras dimostra quanto sia difficile passare da una fase di protesta ad una governo. Per voi quali sarebbero le priorità in Italia in vista di un’eventuale Syriza italiana?
Innanzitutto penso che la Repubblica debba farsi carico di perseguire le diseguaglianze sostanziali. Bisogna costruire e garantire una rete sociale di protezione che metta a riparo il popolo dalla miseria. Serve sostenere fortemente le pari opportunità per tutti i cittadini, per ricercare e costruire un futuro migliore. Un problema serio oggi è che la maggior parte dei nostri cittadini non ha la possibilità di progettarsi un futuro. Il primo bisogno di chiunque è quello di avere un lavoro, dove per lavoro si intenda qualcosa di diverso dal reddito di cittadinanza proposto dai Movimento 5 stelle. Abbiamo sviluppato e continuiamo a lavorare sull’idea che quello di cui abbiamo bisogno è un lavoro minimo garantito. Il reddito ti assolve i bisogni, il lavoro, invece, ti da la dignità. Il lavoro è alla base della nostra Costituzione e il nostro obiettivo è proprio questo. Ripartire dal lavoro e dare la possibilità agli italiani di avere un lavoro.
Nelle impostazioni politiche economiche attuali, in particolare nelle scelte del governo, si immagina una ricerca di rideterminare una crescita, ma questa crescita avviene solo a parole e non consegue un reale incremento dell’occupazione.