È stata una figura simbolo del movimento no global al G8 di Genova, leader del Movimento delle Tute bianche poi chiamatosi dei Disobbedienti. Originario del Veneto, 46 anni, Luca Casarini oggi vive con la moglie a Palermo, dove ha creato uno spazio di co-working con altre quattro persone nel campo del marketing e del design pubblicitario. Convinto a entrare in politica dal riuscito esperimento di Alexis Tsipras in Grecia, ha deciso di candidarsi alle Europee con la lista che lo sostiene. La sua presenza ha fatto discutere e creato una spaccatura tra gli intellettuali di sinistra che hanno dato vita alla Lista Tsipras, ma è stato lo stesso leader di Syriza a sostenere il vecchio “compagno” conosciuto ai tempi di Genova.
- Le Tute bianche, il movimento No Global a Genova, i disobbedienti. Che cosa è rimasto di tutta quell’esperienza? Casarini si sente ancora disobbediente nella situazione politica attuale?
Di quell’esperienza rimane tutto. Non è detto che bisogna sempre obbedire alle leggi quando queste sono ingiuste. Anzi spesso disobbedire è un dovere, se questo serve a cambiare le leggi, che sono sempre un prodotto dell’uomo. La storia è andata avanti perché c’è stato qualcuno che ha disobbedito alle leggi rendendo la società migliore. In questa candidatura mi porto tutta la mia vita, le mie convinzioni che nascono dalla strada, dal basso.
- Come si concilia quest’approccio con il mondo delle istituzioni?
Oggi la politica è vista come complicità e con grande scetticismo. Io sono guidato dai miei valori, sogni, ideali, che vorrei portare nelle istituzioni. Riprendo il motto del subcomandante Marcos “Comandare obbedendo”, ossia prendere le decisioni al servizio di chi viene rappresentato, di chi è in strada. Non è solo una questione di etica pubblica, ma un dovere. Il concetto di democrazia va riempito nuovamente di significato contro il concetto di governance senza democrazia che sta prendendo piede ora in Europa. Bisogna ripartire dalla visione di Spinoza della politica come rapporto tra governo e conflitto sociale mediato dalle istituzioni. Il politico è un mediatore: questo è ricoprire una carica pubblica, non stare lì a scaldare la sedia.
- Sei rimasto indipendente o hai aderito a qualche partito? Dove ti collocherai se fossi eletto nel Parlamento europeo?
La lista Tsipras è il primo fatto importante che mi ha convinto a scendere in politica. Ho molta stima in Alexis Tsipras che conosco dai tempi di Genova 2001. Se fossi stato ancora nei movimenti, non avrei fatto politica. È giusto che i movimenti mantengano un profilo autonomo perché non devono rappresentare nessuno. Oggi sono in una condizione differente. Credo sia giusto tenere distinti i due campi. Con la lista Tsipras è la prima volta che la sinistra radicale è anche radical-europeista. Il futuro è l’Europa, lo Stato-nazione è superato e oggi la partita si sposta sul terreno dei diritti, della sovranità e della cittadinanza dal basso. Tsipras ha dimostrato che il problema greco si risolve in Europa e non uscendo dall’Europa. Nel Parlamento europeo seguirei le scelte di Tsipras, ne discuterei con lui, di sicuro non andremo con il PSE. Anzi credo che si dovrà lavorare sulle contraddizioni del PSE, che sarà costretto a inseguire la Merkel. Occorre cambiare gli equilibri per favorire un’alternativa, bisogna passare dalla protesta alla proposta.
- La lista Tsipras che in Grecia è data come primo partito, in Italia stenta a decollare. Perché in Italia a sinistra del Pd non c’è più spazio? La crisi non dovrebbe aumentare il bisogno di politiche di sinistra?
Intanto sempre meno persone vanno a votare, l’astensione è esclusione, è un problema gigantesco di democrazia. I governi oggi si comportano come governi totalitari-populisti. Le primarie sono il governo dei sondocrazia, basata sui sondaggi. Siamo di fronte a un tempo nuovo dove non c’è più spazio nemmeno per il “cavallo di Troika” come l’ho chiamato io. I governi nazionali sono espressione della Troika, seguono un modello neoliberista autoritario, rapido, che semplifica. La sinistra deve ritrovare il suo spazio in questo tempo, non nell’Ottocento. Bisogna immaginarsi un futuro e costruire un percorso per vincere. Syriza era partita dal 3% ed oggi è diventata una realtà sociale oltre che politica, si è innervata nel tessuto sociale.
- Dopo questo esperimento unitario, come dovrebbe riorganizzarsi la sinistra italiana? Meglio tutti uniti o divisi con le proprie differenze?
Dobbiamo rinnovarci facendo. Non capisco la sinistra di testimonianza, chi va alle elezioni e vuole restare all’opposizione a vita. Non si deve andare al governo a tutti i costi ma la sinistra deve dare il suo contributo. Credo che l’esperimento di Tsipras cambierà le carte anche nella sinistra italiana.
- Come si inserisce nel dibattito sul destino dell’Unione Europea? E soprattutto come affronta il populismo del M5S e della destra?
Grillo non ha riferimenti per la commissione europea, manca di una visione politica. Oggi bisogna combattere i populismi di destra, le culture neonaziste regressive. Non è un caso che chi va contro l’euro spesso esprime anche razzismo e xenofobia. Dobbiamo costruire un’Europa unita che si faccia carico del debito di chi è in difficoltà, come è successo dopo la Seconda Guerra mondiale. La Grecia ha cancellato un debito di 7 miliardi di euro alla Germania che doveva risarcire Atene per i danni causati dall’occupazione. Oggi siamo in una situazione simile. La crisi è stata come una guerra: 120 milioni di cittadini impoveriti sono un massacro sociale. Il debito non può essere inteso come un ricatto su cui accentuare le disuguaglianze.
- Alcune proposte concrete che porterà in Europa?
C’è bisogno di più Europa per superare i trattati e giungere a una Costituzione unica. Occorre dare più centralità al Parlamento europeo e alle agenzie di governance e trasformare la BCE in un istituto come la FED. Io credo in un’Europa federale, come era l’idea dei suoi fondatori. All’Italia servono il reddito di cittadinanza e il reddito minimo, che ci sono in tutti gli altri paesi. Bisogna redistribuire la ricchezza, che è prodotta da tutti e si concentra su pochi, tassando le rendite finanziarie. L’economia, che oggi è basata su una produzione legata all’industrialismo e gestita dalla finanza, deve coniugarsi all’ecologia, promuovendo l’autoproduzione energetica e il controllo pubblico delle reti di distribuzione.
- La sua candidatura ha creato qualche malumore tra gli altri candidati per le inchieste sul suo conto, tanto che Camilleri sembra se ne sia andato per questo.
Sono l’unico candidato che sul sito ha messo le proprie condanne, di cui vado orgoglioso. Non sono reati contro la pubblica amministrazione o qualcuno, ma legati a proteste. La disobbedienza a leggi ingiuste è una forma di giustizia sociale perché sono leggi che si riversano sui più deboli. I ricchi non vanno mai in galera. Gli attivisti politici condannati hanno tutto il mio rispetto. La mia candidatura è stata voluta dallo stesso Tsipras.