Gli acquisti online sono una realtà in espansione in tutti i paesi europei. Sempre più persone si affidano infatti al web per comprare i beni desiderati nel momento in cui lo shopping risulta più comodo ed economico, oppure per ottenere qualcosa di cui i negozi fisici facilmente raggiungibili sono sprovvisti.
La praticità nell’ordinare la merce dal divano di casa o dalla sedia dell’ufficio si scontra però, talvolta, con le alte spese di trasporto che coinvolgono le spedizioni internazionali. Per abbattere questa “frontiera” che scoraggia gli acquirenti internauti l’Unione Europea sta discutendo su un progetto che prevede di inasprire le regole contro i prezzi di spedizione troppo alti praticati dagli addetti postali nazionali sugli invii oltre confine. I prezzi vigenti attualmente non soddisfano i regolatori europei, che definiscono «irragionevoli» tali strategie e imputano ad essi un mancato ricavo nel comparto delle vendite online. I dati che arrivano da Bruxelles sono esplicativi e testimoniano il quintuplicarsi del prezzo di una spedizione ordinaria se questa passa dall’essere nazionale all’essere internazionale (nonostante la distanza chilometrica sia talvolta identica).
Il Financial Times riporta diversi esempi forniti dalla Commissione, fra i quali spicca quello di un ipotetico pacco di 2 chilogrammi che viaggia dall’Austria all’Italia e viceversa. Se questo pacco venisse spedito entro i confini austriaci, il costo sarebbe di 4,44 euro. Nel caso in cui il pacco affrontasse gli stessi chilometri percorsi in Austria, ma con destinazione Italia, il prezzo salirebbe a 14 euro. Rispedire lo stesso pacco dall’Italia all’Austria, invece, costerebbe ben 25 euro. Tali numeri dimostrano che lo shopping online può essere notevolmente potenziato intervenendo sul costo delle spedizioni.
Potenziare gli acquisti sul web significa incentivare il commercio e gli scambi fra vari Paesi e rendere più solido il mercato comune. Le misure che verranno intraprese nel 2016 serviranno proprio a «incoraggiare la trasparenza dei prezzi e la regolamentazione» degli scambi che avvengono all’interno dell’Europa. L’obiettivo è «rendere le spedizioni intraeuropee di pacchi meno complicate e più economiche per tutti, senza imporre dall’alto un limite di prezzi massimi, ma aumentando e migliorando la trasparenza e la concorrenza» ha dichiarato Elżbieta Bieńkowska, commissario europeo per il mercato interno.
Trasparenza e concorrenzialità sono le parole chiave delle spedizioni affidate ai privati, che utilizzano varie strategie per abbassare i costi di invio della merce. Packlink, ad esempio, è riuscito a contenere i prezzi di spedizione, sia nazionali che internazionali (e quindi tra i vari stati dell’Unione Europea), realizzando una piattaforma di comparazione delle tariffe dei corrieri espresso, riuscendo in questo modo a garantire prezzi più bassi per l’invio di pacchi. Come è avvenuto in altri settori (assicurazioni, voli aerei, ecc.) una soluzione web di confronto tariffe è riuscita ad abbassare le tariffe, visto che con pochi click è possibile confrontare i tempi e i costi dei principali vettori. Si tratta quindi di una iniziativa di mercato interessante, anche se le istituzioni europee intendono fare la loro parte per sbloccare ulteriormente i prezzi di mercato e favorire il commercio online intraeuropeo.
La dichiarazione di Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione con delega al mercato unico digitale, torna in effetti a rimarcare i danni causati al commercio comunitario da prezzi alti e insoddisfazione: «È chiaro: i costi troppo alti e le inefficienze nelle spedizioni e nelle consegne oltre confine scoraggiano le persone dal vendere e dall’acquistare online in altri Paesi europei».
Per garantire agli utenti il meglio in fatto di spedizioni, la Commissione Europea sta valutando strategie per facilitare ai nuovi operatori l’accesso ai mercati e alle reti di spedizione già esistenti e anche l’estensione dei poteri dei regolatori nazionali nel campo dell’applicazione delle norme comunitarie sul prezzo equo. A questo, a quanto pare, si aggiunge la realizzazione di un sito per comparare i prezzi che favorisca la trasparenza dei costi e che ricorda il quanto fatto da Packlink e altri operatori.
La Commissione con sede a Bruxelles non è l’unica a controllare l’andamento del mercato delle spedizioni, dato che a vigilare sono anche le authority dei vari Stati. Risale a poche settimane fa la notizia di 672 milioni di multe decretate dall’Autorità francese per la concorrenza ai danni di una ventina di corrieri che, fra il 2004 e il 2010, si accordarono sul rincaro da imporre ai clienti finali come «supplemento carburante», in costante crescita anno dopo anno.